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«La mia pazienza messa a dura prova dalle pressioni di Jesolo»

Se la mostra “Real bodies” ha ottenuto tanto successo di pubblico da fare prevedere che anche quest’anno raggiungerà gli stessi strepitosi risultati, che bisogno c’è di esporre anche la mummia dei...

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Se la mostra “Real bodies” ha ottenuto tanto successo di pubblico da fare prevedere che anche quest’anno raggiungerà gli stessi strepitosi risultati, che bisogno c’è di esporre anche la mummia dei Musei civici di Trieste? Francamente il senso della polemica montata dagli organizzatori della mostra di Jesolo sul diniego al prestito mi è incomprensibile.

Non posso credere che la società “Aquarium&Reptilarium” abbia pensato di fare beneficenza ai musei di Trieste, che, con buona pace di Alessandro Cecchi Paone, impegnato in un confronto improprio fra i numeri della sua mostra e quelli delle nostre strutture, fanno ottimi risultati rispetto alla media dei musei italiani e, in relazione ai flussi turistici della città, sono tra le prime attrazioni in tutte le classifiche. Ma, anche ci fosse l’intenzione sincera di portare turisti nei nostri musei, sappiamo bene che questo genere di speranze sono sempre infondate: per esperienza personale, nei trent’anni trascorsi a dirigere musei pubblici e a concedere innumerevoli prestiti (riceviamo almeno un centinaio di richieste all’anno e oltre la metà non possiamo accoglierle) non ho visto arrivare un solo visitatore spinto fin qui da un nostro pezzo in mostra altrove. Malgrado ciò continuiamo a prestare le opere, ma lo facciamo per altri motivi, prima di tutto l’“interesse” dell’oggetto richiesto di essere coinvolto in un progetto scientifico coerente e materia di studio per gli specialisti del settore. Questo non ci porta visitatori in più ma aggiunge conoscenze al nostro patrimonio.

Per cui ritengo abbastanza maldestro il tentativo degli organizzatori di “Real bodies” di convincerci a prestare per quasi un anno la mummia con lo specchietto del “business” dei visitatori e della nostra convenienza. In verità (e qui rispondo al presidente degli albergatori di Jesolo che parla di "scivolone anacronistico") sono sempre più numerosi i musei che rifiutano i prestiti, perché, a proposito di cittadini stufi di pagare per i costi dei servizi pubblici, c’è la sensazione che il patrimonio di tutti - mantenuto con difficoltà crescenti da parte di chi deve gestire musei - stia diventando una comoda risorsa per alcuni, intraprendenti organizzatori di mostre. Solo pochi si sono accorti di un fenomeno molto pericoloso: se, fino a qualche anno fa, queste imprese operavano per conto e sotto il controllo degli Enti pubblici ed erano solo uno strumento più comodo per bypassare le procedure contabili della pubblica amministrazione, ora agiscono in proprio (magari coi finanziamenti e dentro gli spazi pubblici!) ma all’esterno tutto appare come prima, sempre e solo all’insegna di nobili e generose finalità culturali. Guai a dirlo, però! E’ meglio riempire i discorsi con le formule di gran moda sulla partecipazione dei privati alla gestione della cultura, ma questo vuol dire molto spesso che i soldi pubblici finanziano gli affari privati e non il contrario!

Così il mondo delle mostre è ormai dominato da queste organizzazioni che pretendono di servirsi a piacimento del patrimonio pubblico (gratuitamente o lanciando qualche piccola elemosina) e si indignano se ci si permette di rifiutare. Quando, poi, si intromette la politica, i toni si alzano e le situazioni si capovolgono: non è in torto chi vuole servirsi del bene pubblico per il proprio tornaconto, ma chi lo protegge dallo sfruttamento!

Non entro nel merito dei contenuti della mostra “Real bodies”, che semplicemente mi sembra non offra sufficienti motivazioni per ottenere in prestito un reperto prezioso della civiltà egiziana con tremila anni di storia, ma non posso accettare che chi fa un altro mestiere rispetto a quello della gestione di un museo pubblico si permetta di mettere in discussione le modalità con cui il patrimonio viene tutelato, in cui l’unico possibile riferimento non sono né le logiche del botteghino né le spinte della politica, ma il rispetto della legge e dei regolamenti dei musei.

Quanto alle mie dichiarazioni alla stampa, non voglio ovviamente nascondermi dietro la “semplificazione giornalistica” che pure c’è stata, e ritengo legittima la protesta degli albergatori di Jesolo se si sono sentiti offesi, ma non era mia intenzione attaccare nessuna categoria, bensì sottolineare che l’organizzazione era portatrice di interessi privati, che non sono da criminalizzare ma non possono neppure prevalere. Di cattivo gusto e offensiva la mia battuta sull’onorevole Rubinato? Probabilmente sì, ma non è elegante neppure che la politica si intrometta in decisioni che spettano ai tecnici, come ormai è prassi corrente e quasi sbandierata. Il rispetto è dovuto a tutte le categorie di lavoratori, compresi i direttori dei musei. Faccio presente al signor Sindaco che le risposte sobrie, di carattere tecnico-scientifico che lui si sarebbe augurato, sono state fornite tempestivamente all’organizzazione, e che è stata proprio l’esagerata, insopportabile, pressione di cui io sono oggetto da un mese a questa parte a mettere a dura prova la mia pazienza. E, comunque, come è evidenziato anche nell’articolo, io sono prossima al pensionamento. State tranquilli: la circolazione delle mummie sarà liberalizzata!

Maria Masau Dan

direttrice dei Civici musei

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