Tenta di violentare una ragazzina, in cella
La vittima, non ancora undicenne, è scesa dal bus e l’uomo, 45 anni, l’ha seguita e aggredita: è riuscita a scappare fino a casa

Si chiama Carmine Montella, ha 45 anni, è originario di Portici, provincia di Napoli, ma vive da tempo a Trieste. Oggi come oggi non ha un lavoro né un tetto. La sua “casa”, se così si può dire, è talvolta il dormitorio di via Udine gestito dalla Comunità di San Martino al Campo. È una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, per precedenti che spaziano dalla rapina alla droga passando per l’estorsione, ma mai il suo “curriculum” si era macchiato in passato dell’ipotesi di reato che gli viene contestata adesso: violenza sessuale per strada ai danni di una ragazzina non ancora undicenne, mai vista prima, che fortunatamente è riuscita a sfuggirgli in fretta, dopo alcuni suoi tentativi di immobilizzarla, baciarla e accarezzarla. Complice l’alcol, che gli ha tolto evidentemente i freni, ma pure la lucidità.
Per questo episodio Montella si trova al Coroneo da giovedì sera, dopo esser stato praticamente arrestato in flagranza dai carabinieri del Nucleo radiomobile della Compagnia di Muggia, perché è proprio dalle parti della cittadina rivierasca (omettiamo volutamente altri dettagli a tutela della vittima) che si è consumato l’episodio. Ieri mattina il giudice per le indagini preliminari Luigi Dainotti ne ha confermato la misura cautelare in carcere al termine dell’interrogatorio di garanzia in occasione dell’udienza di convalida, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Pietro Montrone. Improbabile, d’altronde, sarebbe stata almeno per il momento una “declinazione” ai domiciliari, visto che Montella ha confermato appunto che l’unica sua “casa” è il dormitorio di via Udine, un luogo di pura accoglienza notturna e non di assistenza diurna e continuativa. «Non ricordo, ero ubriaco», ha detto ieri al giudice che lo interrogava, mostrandosi incredulo davanti alle contestazioni formulategli dai carabinieri di Muggia e dal pm Montrone. «È vero, ne ho fatte tante, ma se guardate i miei precedenti la violenza sessuale non c’è, io non faccio queste cose», ha sostenuto l’uomo - che ha riferito pure che a dicembre avrebbe dovuto iniziare un lavoro grazie a una borsa sociale - alla presenza dell’avvocato Pierumberto Starace, il quale ha sostituito nell’occasione il legale d’ufficio Enrico Miscia, sostituto a sua volta del primo difensore d’ufficio, indicato inizialmente, cioè Nicole Pertot.
L’aggressione risale, come si è detto, a giovedì scorso. Erano le sei e mezza del pomeriggio, il sole dunque era oramai calato da un pezzo. Su un bus diretto a Muggia gli occhi di Montella, la testa imbevuta nell’alcol trangugiato durante la giornata, hanno incrociato la sagoma della ragazzina, che stava rientrando a casa, sola, dal ricreatorio. Quando lei si è preparata a scendere, lui ha deciso di fare altrettanto. L’ha seguita finché, sotto un ponte, in un punto buio e isolato, a soli trenta metri dalla casa dalla preda, l’uomo le è andato sotto. Ha cercato di bloccarla, di baciarla, di accarezzarla. La forza della paura di una bimba ha avuto la meglio sui riflessi sfatti di un adulto ubriaco. Si è divincolata, si è messa a correre. Lui ha tentato di fermarla invano con un calcio, fortunatamente lieve. E lei, alla fine, ha raggiunto casa e vi si è rifugiata. E lì, in lacrime, ha raccontato tutto alla sorella più grande, presente in quel momento in casa assieme al fidanzato, poco più che maggiorenne. Quest’ultimo è uscito, per controllare i paraggi. Non poteva immaginare di trovarsi il balordo ancora da quelle parti: stava attendendo l’autobus alla fermata, come se nulla fosse successo. Immediata è stata a quel punto la telefonata della sorella della vittima alle forze dell’ordine. I carabinieri, piombati sul posto, l’hanno preso e portato in caserma, e da lì poi al Coroneo. La ragazzina, invece, è stata sentita, alla presenza di uno psicologo, al fine di ricostruire l’accaduto. Il padre, quindi, ha sporto denuncia, benché un reato del genere preveda che la magistratura possa procedere d’ufficio anche in assenza di querela di parte.
Per Montella si tratta di un ritorno in carcere dopo neanche un anno di libertà. A dicembre 2013, infatti, era uscito dalla galera di Bolzano, dove aveva finito di scontare la pena comminatagli dal Tribunale di Trieste per la tentata rapina a mano armata di coltello, assieme a un complice, in un discount di via del Ponzianino, nel 2011. Allora la sua fuga a bordo di uno scooter era finita male, contro un muretto, e gli era costata la frattura a un piede e l’arresto della polizia.
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