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Non decolla il volo Zagabria-Belgrado

Strada in salita per lo storico ripristino del collegamento previsto per il 13 dicembre. Mancano permessi e autorizzazioni

di Mauro Manzin
2 minuti di lettura
Un aereo di Air Serbia 

TRIESTE. Il primo volo aereo tra Belgrado e Zagabria è datato 1928 e lo effettuò il vettore Aeroput. Dal 1947 al 1991 la linea venne gestita dalla Jat. Dal prossimo 13 dicembre, dopo 23 anni di fermo dovuto alla guerra che ha insanguinato l’ex Jugoslavia, il collegamento aereo fra le capitali della Croazia e della Serbia dovrebbe riprendere. E il condizionale è d’obbligo in quanto il vettore serbo, che da Jat nel frattempo è diventato Air Serbia, controllato per il 49% dalla Ethiad Airways degli Emirati arabi uniti, non ha ancora ottenuto tutti i permessi necessari dall’Agenzia croata per il traffico aereo civile.

Il nodo è costituito dagli accordi per la creazione di uno spazio aereo comune che in termini aeronautici viene chiamato anche “cielo aperto”. Orbene sembra che Belgrado non abbia in toto accettato i canoni che regolano tale coridoio comune e quindi si trova di fronte alle ritrosie vuoi della Croazia, Paese dell’Unione europea, vuoi della Commissione stessa dell’Ue. Inoltre, sempre secondo le normative comunitarie, in mancanza di precisi accordi, il viaggiatore che partirà dal Paese europeo, in questo caso la Croazia, verso Belgrado non potrà acquistare a Zagabria i biglietti per eventuali ulteriori voli da Belgrado verso Paesi terzi.

Un dettaglio, quest’ultimo, non di poco conto. Chi si imbarcherà a Zagabria, infatti, per poi proseguire con le coincidenze annunciate da Air Serbia verso Atene, Istanbul, Mosca, Skopje, Sofia, Sarajevo o Abu Dabi potrà acquistare solo il biglietto aereo fino a Belgrado. Qui dovrà scendere dall’aeromobile, uscire dal terminal per i voli internazionali per poi nuovamente rientrarvi per comperare il biglietto aereo per il prossimo volo e quindi reimbarcarsi. Quanto un sistema così “balcanico” potrà funzionare lo dirà solo il tempo.

Nonostante la Serbia abbia per ora solo lo status di Paese in via di adesione all’Unione europea, la Commissione in pratica già controlla da vicino il suo sitema aereo in quanto la proprietaria di Air Serbia, ossia la Ethiad Airways, è anche proprietaria del vettore italiano Alitalia. E proprio nella vicenda di acquisto della compagnia di bandiera itaiana la Commissione Ue è stata molto chiara, condizionando il suo semaforo verde all’operazione commerciale e finanziaria al fatto che la Ethiad, sotto le due diverse livree di Alitalia e Air Serbia, non eserciti un regime di monopolio sulla tratta Roma-Belgrado.

Bruxelles, infatti, teme che in un regime di monopolio a rimetterci sarebbero i passeggeri che rischierebbero di vedere aumentare il prezzo del biglietto e scendere la qualità del servizio. Per questo Ethiad Airways nella due vesti di Alitalia e Air Serbia ha dovuto garantire due intervalli di tempo per il decollo e l’atterraggio di un altro vettore vuoi a Fiumicino come all’aeroscalo belgradese di Nikola Tesla.

Da rilevare, infine, che la Croazia, assieme a Bulgaria, Cipro, Cechia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna e Gran Bretagna, che fanno parte di sei blocchi funzionali diversi di spazio aereo, sono stati destinatari di una direttiva comunitaria in cui vengono sollecitati a operare in spazi aerei più integrati e meno basati sui confini nazionali per fare in modo così di trasformare il traffico aereo in un mezzo di trasporto sempre più funzionale e con costi sempre più limitati anche per i passeggeri, cercando in base a questi canoni operativi di togliere il maggior numero di utenti dal traffico su gomma ancor oggi il più inquinante.

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