L’Inps ammette l’errore e si scusa. Il pensionato viene “resuscitato”
La sedi nazionali e regionale sostengono che si è trattato di un equivoco. L’anziano triestino scambiato per un uomo deceduto a Campobasso nel 2009

L’Inps ammette il proprio errore. Mistero svelato e sonni tranquilli per il pensionato triestino, la cui moglie aveva ricevuto una lettera con la richiesta di rimborso della pensione del marito, che l’ente riteneva deceduto. L’uomo, in realtà vivo e vegeto, aveva comunicato subito alla sede nazionale l’errore, ricevendo come risposta la richiesta di pagare comunque la somma, di modesta entità, in attesa del chiarimento.
Sulla questione interviene ora l’Inps regionale e nazionale. Si scopre così che alla base dell’equivoco c’è un caso di quasi omonimia, un uomo del sud, con il nome e cognome simile, ma non identico, all’anziano triestino, scomparso in realtà cinque anni fa. Alla base dell’errore c’è una una consonante di troppo, una lettera “c”. «Comprendendo il disagio causato all’utente e scusandoci per l’accaduto – scrive in una nota la Direzione regionale Inps Friuli Venezia Giulia - si ritiene opportuno chiarire quanto segue: la sede di un’altra regione ha rilevato un debito sorto per importi erogati in misura eccedente ad un pensionato residente a Campobasso ed ivi deceduto nel 2009. Nell’attivare la procedura di recupero del credito verso il coniuge del pensionato deceduto, per mero errore materiale causato dalla somiglianza dei dati anagrafici, il recupero è stato erroneamente richiesto alla moglie del pensionato triestino».
«Nessun danno è stato patito da quest’ultimo, atteso che la pensione è sempre arrivata puntuale, né tantomeno dalla moglie, che purtroppo ha ricevuto per errore la richiesta delle somme. L’interessato ha avuto occasione di parlare direttamente con la responsabile dell’ufficio pensioni della sede di Trieste che l’ha rassicurato in merito ed ha provveduto ad inviare una segnalazione alla sede che aveva spedito la notifica di indebito al fine di correggere l’errore».
Gli uffici nazionali dell’Inps assicurano che a breve verrà inviata all’uomo una lettera di scuse dalla sede di Campobasso, dalla quale è partita erroneamente la raccomandata. «Bisogna considerare che l’Inps gestisce 42 milioni di posizioni, tra queste 18 milioni di pensionati – spiega l’ufficio stampa della sede centrale di Roma – su questi grandi numeri può capitare ogni tanto un disguido». La magra consolazione per il pensionato triestino intanto è sapere che altri casi simili si sono verificati in Italia. Qualche esempio? E’ di pochi mesi fa la notizia, circolata su quotidiani e sul web, di uomo di Mantova di 40 anni, che per l’ente era morto nel 1998, uno sbaglio risolto dopo una lunga serie di carte e sollecitazioni. Storia simile per un pensionato di Rivoli, che aveva chiamato anche agli inviati di Striscia la Notizia, perché gli veniva chiesto il rimborso dei soldi ricevuti per la pensione a causa del suo decesso, pur essendo lui vivo.
Micol Brusaferro
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