Affondo M5S: doppio gettone ma poi ci mandano a casa
Menis e Patuanelli: «Seduta chiusa dopo la mezzanotte in tempo per “incassare” su proposta di Toncelli (Pd). Soldi pubblici, inammissibile utilizzarli così»

Il MoVimento 5 Stelle dice basta. Lo stop alla seduta del Consiglio comunale, l’altra notte, mezz’ora dopo le 24, ha fatto andare su tutte le furie i grillini. Allo scoccare della mezzanotte, i consiglieri comunali guadagnano - se ancora impegnati in aula - un nuovo gettone di presenza giornaliero (104 euro lordi che si aggiungono a quelli del giorno precedente, quando alla sera - cioè qualche ora prima - la seduta è iniziata): per M5S non è ammissibile che soldi pubblici finanzino mezz’ora scarsa di lavoro. Già, perché la sessione svoltasi fra giovedì e venerdì si è chiusa con il voto alla richiesta del capogruppo del Pd Marco Toncelli, che proponeva appunto di concluderla: votazione registrata alle 00.29. Ventidue i consiglieri presenti in quel momento (con i grillini Paolo Menis e Stefano Patuanelli usciti intenzionalmente causa «esito scontato», spiega senza celare il fastidio proprio Menis): 12 i favorevoli, tutti del Pd (Giovanni Barbo, Tiziana Cimolino, Salvatore Curreli, Angelo D’Adamo, Loredana Lepore, Anna Mozzi, Aureo Muzzi, Fabio Petrossi, Mario Ravalico, Igor Svab, Sebastiano Truglio e ovviamente Toncelli). Otto invece i contrari: Franco Bandelli e Alessia Rosolen (Uats), Piero Camber (Fi), Cesare Cetin (Idv), Claudio Giacomelli (FdI), Daniela Gerin e Mario Reali (Sel) e anche - «per errore», la puntualizzazione di Toncelli - il democrat Manuel Zerjul. Astenuto Alessandro Carmi, altro Pd, chiamato a presiedere le operazioni causa assenza del presidente Iztok Furlani›, in missione a Milano per il congresso Anci come il forzista Everest Bertoli e Michele Lobianco (Impegno civico). Non votante il vendoliano Marino Sossi. Risultato: tutti a casa. Ed M5S infuriato. Una scena già vista.
«Non parteciperemo più alle riunioni dei capigruppo nelle quali si decidono gli ordini del giorno dei Consigli comunali», tuona il duo Menis-Patuanelli. «C’era un accordo - aggiungono - fra quelli che pensavamo esser gentiluomini, di esaurire tutti gli argomenti messi all’ordine del giorno, invece il Pd, per bocca del suo capobastone Toncelli, ha pensato di mandare tutti a casa subito dopo la mezzanotte, un orario sufficiente per incassare il doppio gettone. Prendiamo atto che la maggioranza, con la complicità silenziosa dei gruppi di opposizione, continua a prendere in giro i cittadini. E siamo certi che i cittadini chiederanno conto a questi “signori” di questi trucchetti». Niente più vertici coi capigruppo per M5S, ma invio ogni volta di «una lettera al presidente del Consiglio con la quale chiederemo di fissare l’inizio dei Consigli comunali alle 17 chiudendo la seduta prima di mezzanotte».
Posizione che trova proprio in Furlani› (Fds), per la sfiducia del quale pure i grillini hanno firmato la relativa mozione che sarà discussa il 13 novembre, una sponda: «Posto che alla seduta fra giovedì e venerdì non c’ero, ritengo profondamente sbagliato che trascorsa la mezzanotte non si esaurisca l’ordine dei lavori. O si chiude alle 23.59 o si procede sino a concludere quanto previsto, la gente lo pretende. L’orario delle 17? Non ho preclusioni e non è la prima volta che viene proposto, ma ci sono consiglieri lavoratori autonomi che hanno difficoltà a poter presenziare a quell’ora». Si allinea, trasversalmente, Everest Bertoli, altro spettatore interessato da Milano: «Incredibile la richiesta del capogruppo Pd di sospensione a mezzanotte e mezza. Mi rendo conto che forse è stanco o ancora in rodaggio, ma non è il caso di fare queste cose. I lavori vanno portati a termine». Diversa la visione di Franco Bandelli: «Agli amici grillini dico che non è giusto svilire il lavoro fatto da tante persone, con l’approvazione sulla Via/Vas del Prg del porto e la riapertura dei termini per gli sconti alla Tari 2015. È inutile inviperirsi per sciocchezze».
A replicare duramente all’affondo di M5S è infine il consigliere chiamato direttamente in causa, Marco Toncelli, lesto nel ripartire al contrattacco: «Menis e Patuanelli dimostrano di avere la memoria corta, anzi cortissima. La seduta del Consiglio ha subito uno stop di quasi due ore proprio per accogliere la richiesta del M5S di chiarire un aspetto formale legato alla votazione sugli emendamenti al Prp. Seduta che, diversamente, si sarebbe potuta concludere molto prima della mezzanotte. Memoria corta perché la data del Consiglio è stata scelta, sempre nel corso di una conferenza capigruppo, accogliendo la richiesta del M5S di non portare in aula la discussione su una delibera così importante e complessa il giorno seguente alla Commissione, ovvero mercoledì 5, per farla approdare in Consiglio il 6». Toncelli lancia poi l’accusa a M5S di affidarsi «alla demagogia col rapporto dicotomico gettone - produttività come se una seduta che si conclude alle 3 sia per definizione più produttiva di una che termina alle 22. E si fa fatica a capire a quali accordi si riferisce M5S quando l’unica intesa tra il sottoscritto e i 5 Stelle è stata sul contenuto della mozione, votata all’unanimità, che chiede il mantenimento della sede legale e operativa di Fvg Strade a Trieste...».
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