Petrolio in Adriatico: sei offerte a Zagabria
Erano in dieci le compagnie interessate allo sfruttamento nei ventinove siti. In prima fila la Shell ma c’è anche l’italiana Eni e i padroni di casa dell’Ina

TRIESTE. Il tempo è scaduto ieri alle 14. Le buste degli offerenti sono in mano al ministero dell’Economia. Prende così forma quello che potrebbe essere per la Croazia l’affare del secolo. Stiamo parlando dello sfruttamento dei giacimenti di petrolio e di gas sul fondo dell’Adriatico. Secondo fonti riprese dal quotidiano Jutarnji list sono sei i gruppi petroliferi internazionali che hanno presentato l’incartamento necessario. Tra i nomi che circolano ci sono quelli di Gazprom, Shell (di recente lo stesso vicepresidente della società, Dick Benschop ha confermato l’interesse per l’Adriatico croato), Eni, Total, Ina, Marathon Oil Company, Noble Energy, Turkish Petroleum, Hellenic Petroleum, Petroceltica e JP Nippon. La direttrice dell’Agenzia croata per il petrolio, Barbara Dori„ non ha però voluto fornire i nomi delle società concorrenti. Le richieste riguardano 15 dei 29 campi investigativi. E per il premier Zoran Milanovi„ «ora si può aprire una nuova sotria economica per la Croazia».
Nel corso degli ultimi sette mesi diciotto società petrolifere hanno acquistato al ministero dell’Economia croato le documentazioni geologiche relative ai 29 siti identificati sotto il fondale marino adriatico. La spesa sostenuta va dal milione ai sei milioni di euro (a seconda dei campi investigativi che sono stati ritenuti appetibili) per cui l’Agenzia croata che si occupa delle ricerche petrolifere ha incassato circa 15 milioni di euro. Secondo indiscrezioni, inoltre, i campi investigativi più “gettonati” sono quelli dell’Adriatico centro-meridionale. Un campo investigativo (si va dai mille ai 1.600 chilometri quadrati) potrà essere messo a disposizione di una sola compagnia petrolifera o a un solo consorzio di ricerca.
Le offerte che sono giunte a Zagabria saranno ora sottoposte all’esame di una speciale commissione che sarà presieduta dal ministro dell’Economia, Ivan Vrdoljak e che avrà due mesi di tempo per esaminare il tutto e decidere sull’assegnazione delle concessioni e redigere, quindi, i relativi contratti. Le prime firme potrebbero aversi attorno al maggio del 2015. Comincerà quindi il lavoro di ricerca sotto i fondali e la prima produzione estrattiva si potrebbe avere tra i tre e i sei anni successivi. Le stime parlano di un investimento annuo per ciascuna piattaforma petrolifera pari a 50 milioni di dollari all’anno con il 40% degli investimenti che andrebbero sul mercato nazionale croato.
Ma quali sono le riserve di petrolio per cui si è scatenata la caccia in questi mesi? Ricordiamo che la società norvegese Spectrum ha condotto una ricerca su 36.823 chilometri quadrati dell’Adriatico e i dati raccolti dimostrano che sotto i fondali ci sono giacimenti di petrolio e di gas naturale. A dire il vero in Croazia c’è un notevole scetticismo sulla veridicità dei rilevamenti effettuati dai norvegesi e prevale il ragionamento della serie «se ci fosse stato l’avremmo già trovato». Ma lo scorso anno un articolo del Sunday Times scosse un po’ le “coscienze” degli scettici. In esso si leggeva che le riserve di greggio o di gas nei fondali dell’Adriatico croato potrebbero arrivare fino a tre miliardi di barili di greggio, il che sarebbe la seconda più grande riserva dell’Unione europea. Più contenuto ma ugualmente possibilista il Finacial Times che quest’anno ha parlato di riserve sotto i fondali dell’Adriatico che potrebbero anche rilevarsi molto significative, sia per il Paese ex jugoslavo, che per l’intera regione.
Ma le sorprese per la Croazia non arrivano solo dal mare. La Ina (società petrolifera croata controllata dall’ungherese Mol) ha appena scoperto a Ivani„ Grad, un centro di 15mila abitanti nella Regione di Zagabria. L’Ina nell’area ha un centiaio di pozzi attivi che producono da 100 a 150 tonnellate di greggio al giorno. Quello appena scoperto (Hrastilnica 3) da solo potrebbe fornire la stessa quantità giornaliera di greggio. Le ispezioni terrestri sono potute riprendere in Croazia dopo che si sono conclusi gli studi in Adriatico, di cui sopra, e gli investimenti in Siria catastroficamente sepolti, questi, ultimi dalla guerra.
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