Dal drone in campo ai raid antialbanesi
Ondata di violenze etniche in Vojvodina con assalti a panetterie e negozi dopo la partita di calcio finita in rissa a Belgrado
di Stefano Giantin
Negozi incendiati, sassi scagliati che infrangono le vetrine, minacce. È brutto, bruttissimo, il lungo day after della partita di calcio Serbia-Albania, interrotta a causa dell’atterraggio sul campo del drone con bandiera della “Grande Albania” e conseguente rissa tra giocatori, aggravata dal violento intervento degli hooligan. Brutto come gli assalti che si sono registrati nei giorni scorsi in varie parti della Vojvodina, provincia settentrionale della Serbia e area fra le più multietniche del Paese. Attacchi a vari negozi di proprietà di cittadini di origine albanese, tradizionalmente specializzati nella produzione di pane e articoli di pasticceria.
Ad aprire le tristi danze, l’incendio della panetteria “Dva brata” nel paesino di Selenca, non distante da Sombor, gestita da due fratelli membri di una famiglia lì residente da cinque decenni. Nella notte tra mercoledì e giovedì, a poche ore dalla sospensione del match di Belgrado, ignoti hanno assalito il panificio, dandolo alle fiamme. Panificio che era stato attaccato anche in due altre occasioni, nel 2004 e nel 2008. Solo la prontezza di spirito di uno dei due gestori – che ha allertato gli altri familiari che vivono sopra il negozio – ha evitato conseguenze peggiori. Caso, quello di Selenca, non isolato. La notte scorsa, altri attacchi coordinati sono stati registrati a Novi Sad, città sotto choc per le violenze. Anche in questo frangente locali gestiti da albanesi sono stati presi di mira da vandali, come il locale “Bas cevap”, specializzato in cevapcici secondo la tradizione di Novi Pazar.
Prese poi a sassate le vetrine della “pekara Vojvodjanka” e della panetteria “Evropa”, dove hanno fatto irruzione anche alcuni hooligan con il viso mascherato. Il gestore del locale avrebbe richiesto in precedenza la protezione della polizia, ricevendo per tutta risposta un laconico «non abbiamo abbastanza pattuglie a disposizione». Pure due punti di vendita di pane della “As Pek” sono stati bersagliati, uno col lancio di bottiglie molotov. Altri vergognosi atti simili, nei giorni scorsi, a Vrsac e a Stara Pazova, dove in un panificio è stata gettata una bomba a mano. A parte i danni, per fortuna non ci sono stati feriti.
Ma l’ondata di violenze che ha puntato gli albanesi in Serbia deve essere presa sul serio. «Garantiremo la piena sicurezza di tutti i nostri cittadini», ha promesso ieri il premier Vucic. Ma non solo in Serbia la tensione è altissima. Dopo la partita sono stati segnalati pericolosi episodi di intolleranza anche in Kosovo, verso la minoranza serba. Onda lunga del match sospeso che continua a pesare anche sulle relazioni diplomatiche serbo-albanesi, ai minimi storici. E sulla visita del premier albanese Rama, atteso a Belgrado la settimana prossima per una storica visita nel segno dell’avvicinamento tra Serbia e Albania, pende sempre di più un preoccupante punto interrogativo.
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