«Vuole spaccare gli esuli chi parla di destra e sinistra»
Il nuovo presidente della Federazione, Ballarin attacca chi fa polemiche «Solo Cristicchi poteva far capire che il Magazzino 18 è un’altra Auschwitz»

«Non esistono esuli di destra e esuli di sinistra, le nostre associazioni non sono campi di calcio su cui scontrarsi, esistono gli esuli e basta. Chi dice il contrario lo fa ad arte, per spaccarci, magari utilizzando qualche utile idiota». Non è che vada giù troppo leggero per spazzare vie le più recenti ennesime polemiche scatenatesi nel mondo della diaspora istriana, fiumana e dalmata, il nuovo presidente di FederEsuli, Antonio Ballarin. È nato a Roma e vive a Roma. «Ma non azzardatevi a scrivere di nuovo che sono romano - intima - sono lussignano e a casa parlo soltanto l’istro-veneto e l’inglese perché mia moglie è di Seattle».
Presidente Ballarin, ma non tutte le associazioni aderiscono a FederEsuli. Non significa che vi sono posizioni politiche diverse?
Di FederEsuli fanno parte l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, l’Associazione delle comunità istriane, il Libero comune di Fiume, il Libero comune di Pola e i Dalmati italiani nel mondo - Libero comune di Zara. Ma il nostro associazionismo è estremamente ramificato. In effetti l’Unione degli istriani del mio amico Massimiliano Lacota qualche pregiudizio politico ce l’ha, ma dal punto di vista umano io sono vicino a tutti. Comunque mi farebbe molto piacere se Massimiliano, con il quale ho fatto recentemente parte del Tavolo coordinato dalla presidenza del Consiglio sulla questione delle carte d’identità, rientrasse con la sua associazione nella federazione.
Eppure lo zaratino Renzo de Vidovich, presidente della Fondazione Rustia Traine sostiene che il suo predecessore al vertice di Federesuli, Renzo Codarin sia stato epurato perché spostatosi a sinistra. È così?
Sono polemiche che non sopporto, Renzo Codarin era già in prorogatio. Non esistono esuli di destra o di sinistra, ma solo esuli che devono sentirsi uniti nel concetto della loro identità. Chi dice il contrario lo fa per spaccarci, magari utilizzando qualche utile idiota. Anche i nuovi vertici dell’Irci e dell’Università popolare disegnano un recupero della memoria che si allarga a tutta la società civile e copre tutti gli spazi, da destra e da sinistra. La legge sul Giorno del ricordo è stata votata da tutti i partiti politici, tranne Rifondazione comunista. Ma oggi addirittura Rifondazione è dell’opinione che gli stessi partigiani in alcuni casi hanno ecceduto in crimini orribili. Questa è la situazione, tutto il resto è nostalgia per schemi superati che oltretutto fanno talvolta capolino non nel resto d’Italia, ma soltanto a Trieste dove le ferite sono ancora aperte e dunque periodicamente torna a riaccendersi la polveriera.
Recentemente il più efficace testimonial della causa degli esuli è stato Simone Cristicchi?
Perfetto, è il miglior esempio possibile, proprio in questo senso. Cristicchi è uno che si può associare a un’area di sinistra come estrazione e perdipiù è romano. Eppure nessuno come lui ha fatto intendere a tutti che il Magazzino 18 è un’altra Auschwitz. Non era un’operazione preordinata quella che lui continua mirabilmente a condurre e proprio per questo la nostra tragedia ne è uscita fuori in modo più autentico. Avesse fatto qualcun altro, ad esempio Sergio Endrigo una cosa del genere, non avrebbe avuto un impatto così forte.
In quest’ottica è più vicino il definitivo riabbraccio ai cosiddetti “rimasti”?
Orribile parola, che non vorrei più sentire. Chi sono coloro che non sono scappati? Rientrano in tre sole categorie: i comunisti, gli ammalati e coloro ai quali non è stata concessa l’opzione italiana. Nel 2014 abbiamo da rimproverare qualcosa a qualcuno di questi? Forse che un nipote deve essere colpevolizzato perché suo nonno era un infoibatore? Oggi se un esule volesse, dovrebbe anche poter chiedere come seconda cittadinanza quella croata o slovena e io non ci troverei nulla di male, ma in effetti forse anche questa questione è superata perché tutti e tre i Paesi sono ormai nell’Unione europea. Bisogna dunque parlare di comunità autoctone che logicamente hanno un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’italianità.
Ma gli esuli possono porsi ancora l’obiettivo del ritorno?
Il ritorno deve essere inteso in modo estremamente ampio, nel senso che va riconosciuto che esiste un dramma che deve esser ancora risanato per cui va dato un indennizzo per i diritti negati. L’indennizzo può essere inteso in molti modi, non soltanto soldi, ma anche beni equipollenti, pezzi di demanio.
Ma un’altra polemica l’ha suscitata la proposta che gli indennizzi di Slovenia e Croazia per l’ex Zona B vengano convogliati in una Fondazione che sostenga poi le associazione degli esuli.
Altra polemica strumentale, per dividerci. Ho fatto il conto, sarebbero 87 centesimi a metro quadrato. E poi, a chi effettivamente dare questi soldi? Meglio metterli su un Fondo vincolato per finanziare attività socio-culturali e iniziative di sussidiarietà per aiutare esuli in difficoltà.
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