Addio al gruppo regionale della Lega
Fedriga chiede ufficialmente lo scioglimento durante il consiglio nazionale: Violino resiste ma Zilli è pronta a dimettersi

TRIESTE. Massimiliano Fedriga ha chiesto formalmente ieri sera al gruppo regionale del Carroccio di sciogliersi. Lo ha fatto nel corso della riunione del consiglio nazionale (Fvg nel gergo padano). L’invito del neosegretario, più che a Mara Piccin (già espulsa e quindi, di fatto, fuori dalla Lega Nord), è rivolto a Barbara Zilli e Claudio Violino, i due iscritti chiamati a rispettare l’ordine del vertice di Reana. La risposta arriverà nei prossimi giorni. Se da Zilli, una fedelissima, non si attendono resistenze, quello di Violino, a quanto pare, sarà invece un rifiuto. Con la conseguenza di una seconda espulsione.
La resa dei conti è dunque arrivata. Ieri pomeriggio il neosegretario Fedriga non sembrava aver cambiato idea: «Chiederò a Zilli e Violino di dimettersi dal gruppo. Una Lega con dentro un espulso non può esistere». Il riferimento è al cartellino rosso nei confronti di Piccin, la consigliera pordenonese che ha snobbato il primo avvertimento del direttivo leghista (dieci mesi di sospensione per il coinvolgimento nella “rimborsopoli” del Consiglio) ed è stata cacciata dal movimento. Per poter sciogliere il gruppo è necessario però scendere dal numero minimo dei tre consiglieri. Se non se ne va Piccin, tocca a Zilli e Violino mettere in atto il passo indietro.
Fedriga non dà troppo tempo ai due eletti: «La prossima settimana dovrà essere fatto tutto». Si tratterà dunque di attendere alcuni giorni per verificare che le indicazioni del consiglio nazionale vengano rispettate. Probabile che a farlo sarà Zilli, non Violino. La consigliera subentrata all’ex presidente di Promotur Stefano Mazzolini sta lavorando per evitare ulteriori rotture all’interno del gruppo ma, nel caso in cui il suo passo indietro diventi l’unica soluzione possibile, rispetterà gli ordini. Diversamente da Violino che, a meno di sorprese dell’ultimo minuto, sembra non avere intenzione di chiedere scusa per il voto a favore della riforma sanitaria del centrosinistra.
Il consigliere di Mereto di Tomba, del resto, non ha nulla da perdere. È alla quarta legislatura e di sicuro non ne potrà fare una quinta. Non ha dunque alcuna difficoltà a tenere la linea dura, convinto com’è che il movimento abbia sbagliato ad assecondare la linea di Milano che ha imposto un segretario triestino in un territorio in cui Udine e Pordenone continuano a trascinare gli ideali leghisti. Sullo sfondo della vicenda ci sono anche i rapporti di lavoro con gli addetti di segreteria del gruppo. Una questione in secondo piano, ma che interessa sia a Piccin che a Violino. Transitare nel Misto significa salvare almeno qualche contratto ma, visto che Renzo Tondo pare a un passo dall’ingresso in Autonomia responsabile, qualcuno sarebbe comunque costretto ad andare a casa prima di metà mandato. Un guaio, certo. Ma l’aspetto politico, Fedriga è stato molto netto nei giorni scorsi, viene prima di tutto.
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