Contributi non pagati: a processo. Ma a sbagliare è stato l’Inps
Decreto penale di condanna per un imprenditore, davanti al giudice però un funzionario ha chiarito: l’Istituto non aveva registrato i pagamenti per problemi con i computer. E ora partirà la controcausa

«Scusate, abbiamo sbagliato». Il concetto, alla fine, è questo. E in aula l’ha espresso con la propria deposizione un funzionario dell’Inps, riconoscendo l’errore della mancata registrazione da parte dell’ente di contributi previdenziali che un imprenditore residente a Trieste aveva in realtà regolarmente versato per i propri dipendenti. Si è chiusa così, con l’assoluzione piena per il titolare di una ditta edile locale, una vicenda giudiziaria che ha quasi dell’incredibile per come è nata. L’uomo era infatti finito a processo, con l’accusa di omesso versamento delle ritenute previdenziali, dopo che dall’Istituto nazionale della previdenza sociale era partita una denuncia in merito, datata 5 agosto 2013: una sorta di atto automatico che scatta quando vengono rilevati mancati pagamenti dovuti e che è arrivato, come l’iter prevede, sul tavolo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste.
Partendo dalla documentazione ufficiale prodotta appunto dall’Inps, il pm Federico Frezza - titolare del fascicolo in questione - aveva quindi notificato all’imprenditore edile un decreto penale di condanna per 3.875 euro con l’imputazione di non aver pagato contributi previdenziali per i propri dipendenti per complessivi 1.046 euro dal giugno del 2010 al novembre dello stesso anno. L’accusato aveva sin da subito sostenuto la correttezza del proprio operato, spiegando di aver sempre effettuato i versamenti. Per questo nel novembre dello scorso anno attraverso il suo legale, l’avvocato William Crivellari, si era opposto formalmente al decreto penale di condanna. E contestualmente aveva chiesto il giudizio con rito abbreviato.
Davanti al giudice Raffaele Morvay, all’apertura del processo, l’avvocato Crivellari ha poi portato una perizia contabile e una memoria difensiva così da illustrare come la somma dovuta fosse stata effettivamente e puntualmente versata. A quel punto, il gup ha disposto di sentire appunto un funzionario dell’Inps. E la successiva udienza, a poco più di un anno dalla “segnalazione” dell’Istituto alla Procura, ha chiarito lo scenario: in pratica il testimone ha spiegato come l’ente avesse avuto problemi con il sistema informatico e che in realtà i contributi previdenziali oggetto di contestazione erano stati tutti regolarmente pagati. In sintesi, ha ammesso l’errore dell’Inps. Uno sbaglio che ha di fatto costretto l’imprenditore a sobbarcarsi il peso di un procedimento giudiziario di cui avrebbe fatto volentieri a meno. In aula, la difesa ha quindi chiesto l’assoluzione. E lo stesso ha fatto, alla luce dei nuovi ed evidenti elementi emersi, il pubblico ministero. Dal giudice Morvay, infine, la sentenza: assolto perché il fatto non sussiste. E ora l’Inps sarà chiamata a rispondere in ambito civile: l’avvocato Crivellari, infatti, ha confermato di voler promuovere una causa nei confronti dell’ente per il recupero delle spese processuali che il suo cliente si è dovuto accollare e anche per ottenere un risarcimento danni.
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