Morti per amianto all’ex Grandi Motori. Non solamente responsabili i dirigenti dell’epoca. Ma anche la Fincantieri che ne ha acquisito la proprietà. È stata chiamata a rispondere civilmente proprio delle azioni di chi ha diretto l’azienda. La società è stata infatti citata dal gup Luigi Dainotti. Il giudice ha accolto l’istanza dell’avvocato Lucia Rupolo di Padova che assiste gli eredi di una delle vittime. Si chiama Luciano Zocchi, carpentiere. Gli altri sono: Mario Batich, montatore motorista; Lucio Grilli, impiegato tecnico; Mario Mervich, calderaio; Marino Gravisi, tornitore. Quest'ultimo è morto il 16 marzo del 2013.
Sotto accusa - per omicidio colposo plurimo, e violazioni in materia di prevenzione negli ambienti di lavoro - Manlio Lippi, che risiede a Monfalcone ed è stato dal 1977 al 1984 presidente e amministratore delegato della società; Enrico Bocchini, residente a Cesena e presidente del cda di Fincantieri dopo l'incorporazione della Gmt nella stessa (operazione datata 1984); e infine Corrado Antonini (anche ex presidente di Confindustria Trieste), che dal 1984 in Fincantieri ha ricoperto vari ruoli di vertice: direttore generale e amministratore delegato, dal 1994 presidente.
Il pm Matteo Tripani in particolare contesta loro di non aver adottato all'epoca - appunto fra il 1971 e il 2001 - nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra tutte le misure utili a garantire la tutela della salute dei lavoratori e in particolare quelle relative all'utilizzo delle mascherine con gli appositi filtri, alla sistemazione dell'amianto in ambienti separati e alla dotazione degli ambienti di lavoro di impianti fissi e mobili per l'aspirazione. Secondo l’accusa i vertici della Grandi Motori ex Italcantieri sono ritenuti responsabili delle morti di cinque lavoratori avvenute tra il 2007 e il 2013 e causate - nel periodo tra il 1971 e il 2001 - dall'esposizione all'amianto mentre costruivano i motori per le navi nello stabilimento di San Dorligo della Valle: questo perché conoscevano fin dagli anni Sessanta la pericolosità dell'amianto e nulla hanno fatto per impedire che venisse utilizzato; né ne hanno informato i lavoratori della pericolosità per la salute. La morte dei cinque lavoratori è avvenuta per mesotelioma pleurico, tumore che ha un tempo di latenza molto lungo. Con la citazione di ieri in caso di condanna i parenti delle vittime dell’amianto potranno rivalersi sulla Fincantieri. Che sarà costretta a pagare. Nell'indagine il pm si è avvalso della consulenza del medico del lavoro Pietro Gino Barbieri, di Brescia, e dell'igienista industriale Patrizia Legittimo, di Firenze, la cui opera si è sommata a quella portata avanti dall'Azienda sanitaria di Trieste con il Dipartimento di prevenzione diretto da Valentino Patussi. La morte dei cinque lavoratori è avvenuta per mesotelioma pleurico, tumore che ha un tempo di latenza molto lungo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori