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Inflitrazioni mafiose negli appalti Fincantieri Scontro Bono-sindacati in Regione

Duro scambio davanti alla Commissione del Consiglio regionale. L’accusa di Cgil, Cisl e Uil: «Il sistema dei controlli è datato e non funziona» Replica l’ad del gruppo: «Se qualcuno ha fatti da denunciare, vada in Procura. La quotazione in borsa? E' andata benissimo».

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L'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono 

Il sistema «che non funziona» degli appalti nella cantieristica è stato descritto oggi dai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil in occasione dell'audizione in seconda Commissione consiliare. Da parte delle tre sigle sindacali - informa una nota del Consiglio - sono emerse preoccupazioni che hanno origini vecchie e che sono state fatte arrivare sino ai tavoli della magistratura con esplicite denunce.

Tra le proposte, invece che riscrivere un Protocollo di controllo e gestione degli appalti come quello del 2007, che non serve a risolvere le carenze di Fincantieri, meglio un rapporto diretto con i lavoratori e semmai rivolgersi alla magistratura; inserire un sistema di timbratura di entrata e uscita per verificare le ore di un lavoratore; non intervenire solo a livello regionale, perchè il Gruppo Fincantieri è internazionale. Quanto alla quotazione in borsa del gruppo cantieristico, i sindacalisti hanno rilevato che non risulta essere stata un'operazione di successo.

Una veduta dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone 

Dura la replica dell’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono alle critiche dei sindacati sui rischi di possibili infiltrazioni mafiose negli appalti: «Se qualcuno ha dei fatti da denunciare, vada alla Procura della Repubblica e faccia le sue denunce; noi le nostre le abbiamo fatte. E non siamo comunque noi che dobbiamo arginare l’infiltrazione mafiosa». Una risposta che ha dato plastica rappresentazione dei rapporti non idilliaci tra il gruppo e le sigle sindacali. ««In alcune occasioni ci hanno contestato anche l’applicazione del contratto: ma allora, i contratti valgono o no? Tra sindacati non sono sempre d’accordo su ciò che vogliono e non è facile metterli tutti insieme e capire come accontentarli - ha detto Bono -. Molti giovani sindacalisti non hanno mai visto un cantiere, parlano solo per interposta persona. Lo scorso anno abbiamo fatto 250.000 ore di formazione: vorremmo che tutti facessero la loro parte come la fa Fincantieri e smetterla con la cultura dell’antagonismo a tutti i costi».

Bono, parlando del rapporto con i sindacati e dell eccessivo antagonismo in fabbrica, ha aggiunto con un pizzico di ironia sui controlli: «Noi abbiamo già messo le verifiche delle entrate e delle uscite; non solo, fosse per noi metteremmo microchip negli scarponi dei lavoratori per sapere dove sono esattamente, quando lavorano sulle navi, specialmente quando accadono inconvenienti: sarà una rivoluzione che ci contesteranno, ma ci dovremo arrivare».

Infine una stoccata alle accuse sul presunto “flop” del debutto in Borsa. ««La quotazione è andata benissimo, con più di 55mila italiani che hanno sottoscritto le nostre azioni e con più di 350 milioni di euro portati a casa».

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