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Il Palazzo respinge l’offensiva grillina anti-Casta

No bipartisan al taglio alle indennità proposto dal M5S: «Pura demagogia». Shaurli apre sulla revisione dei vitalizi

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Il consiglio regionale 

TRIESTE. Abbiamo già dato. La reazione della Casta è univoca: i grillini, sollecitando in assestamento di bilancio un ulteriore ribasso delle indennità di Palazzo, «fanno demagogia». Il Pd, in una nota di Cristiano Shaurli, nemmeno vi fa cenno, mentre apre sulla partita dei vitalizi. «Stupidaggini», è invece la sintesi di Riccardo Riccardi (Fi). Il M5S prende atto ma non si arrende: «Scandaloso che non bastino 7mila euro a un consigliere regionale per svolgere il suo lavoro».

Si sono adeguati, nell’agosto 2013, al decreto Monti. E adesso gli eletti non hanno intenzione di essere più realisti del re, come dice Alessandro Colautti (Ncd). «È nel dna grillino fare sparate del genere», aggiunge il neoalfaniano bocciando l’emendamento che ridurrebbe le buste paga da 6.300 a 5mila euro lordi mensili e i rimborsi da 2.500/3.500 (la cifra più bassa per triestini e goriziani) a 2mila euro al mese. «Siamo una Regione allineata virtuosamente al decreto Monti», ricorda.

I consiglieri regionali 5 stelle 

Quando ai pentastellati che si accontentano di 2.500 euro netti e di qualche centinaio di euro di rimborsi (rendicontati), Colautti preferisce «non entrare in casa d’altri. Per quel che mi riguarda non uso il digitale e mi muovo realmente sul territorio. E non mi vergogno di quanto prendo». L’altolà al rilancio grillino sui costi della politica è trasversale. Pietro Paviotti (Cittadini) ritiene che l’adeguamento al Monti sia stata misura «sufficiente». Riccardi, parla di «demagogia». Autonomia responsabile, con Roberto Dipiazza, di «propaganda». L’ex sindaco di Trieste sottolinea: «Non poniamo le condizioni perché i politici tornino a rubare». Mentre il capogruppo azzurro entra nel merito del tema stipendi e ribatte: «Premesso che uno fa politica perché ci crede, ha passione, la gente si fida di lui e lo elegge, la misura più equa è quella di ricompensarlo senza cambiargli la vita. Anziché avventurarsi nella complicata caccia alla paga più adeguata, garantiamo all’eletto lo stesso reddito che aveva prima di occuparsi di amministrazione pubblica. Eviteremo così che chi la spara oggi ogni giorno più grossa si dimentichi di ciò che faceva nella vita precedente».

Un secondo emendamento grillino, quello che punta a rimodulare i vitalizi in essere dal metodo retributivo a quello contributivo, ottiene invece qualche apertura almeno in prospettiva. Soprattutto dal Pd. «La maggioranza, e, spero l’intero Consiglio – afferma Shaurli – è conscia che dal sistema dei vitalizi vanno eliminati eccessi e storture. Una politica responsabile non può dimenticare l'esigenza di dare un segnale di austerità e solidarietà in un momento di crisi. La revisione di diritti acquisiti non può però prescindere da un dialogo e da una condivisione con gli ex consiglieri». Una riflessione sui vitalizi andrà fatta, dunque, ma Shaurli non dimentica i nodi: «Non è sufficiente lanciare appelli spot. Si dovrà analizzare il quadro normativo, chiedere un percorso nazionale, evitare il rischio di eventuali ricorsi». «Fermo restando che mi pare moralmente scorretto andare a ritroso per ipotizzare leggi contra personam - interviene anche Colautti -, sul quantum di un assegno costruito in tempi diversi siamo disponibili, anche con gli ex consiglieri, a un ragionamento». E se Dipiazza definisce i 9 milioni di euro all’anno per le pensioni della Casta «una vergogna», anche Paviotti rimanda al tavolo sui vitalizi: «Non posso non riconoscere che si è trattato di un privilegio. Al tempo stesso, riconosco l’imbarazzo di intervenire su una materia frutto di un accordo politico. Serviranno serietà e responsabilità nell’affrontare la questione».

Resta, isolata ma ferma, la posizione del M5S. «Non avevamo dubbi sul fatto che il Consiglio non avrebbe assecondato i nostri due emendamenti - afferma Eleonora Frattolin -. Ma, ben consapevoli di quanto sia impegnativo fare questo mestiere, è comunque scandaloso, visti la situazione economica e i sacrifici quotidiani dei cittadini, che i gruppi non si facciano bastare 7mila euro a testa e che non vogliano realmente rivedere gli attuali vitalizi, privilegio del tutto ingiustificato».

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