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Finta onlus forniva badanti. Via al processo per evasione

Rinviato a giudizio Paolo Scrigni, legale rappresentante dell’associazione Fides Iva e Irpef non versati per un totale di 260 mila euro. Sparite le fatture ai clienti

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Il trucco della finta onlus costa un rinvio a giudizio a carico di Paolo Scrigni. Nei mesi scorsi l’uomo, 61 anni, è finito nel mirino della Guardia di Finanza: aveva creato una ditta individuale per l’assistenza domiciliare spacciandola come organizzazione senza fini di lucro e dunque con la possibilità di ottenere una serie di agevolazioni fiscali. Si tratta dell’Associazione Fides con sede, all’epoca dei fatti, in piazza dell’Ospitale 2.

L’accusa della quale Scrigni, legale rappresentante della società, ora è chiamato a rispondere davanti al giudice Giorgio Nicoli è di evasione. La somma raggiunge complessivamente i 160mila euro di Iva e gli oltre 100mila di Irpef tra il 2010 e il 2011. Gli inquirenti hanno appurato che il fatturato aveva superato i due milioni di euro.

La magistratura aveva messo gli occhi sull’attività in seguito a una verifica fiscale. Qualcosa, evidentemente, nel giro di affari non tornava. Secondo le ricostruzioni del pm Matteo Tripani, l’imprenditore avrebbe messo in piedi la onlus per non pagare le tasse dovute. Non a caso è stata indicata proprio l’Agenzia delle Entrate come parte offesa.

Dalle indagini è emerso che l’associazione, di fatto, non avrebbe mai operato come organizzazione di volontariato. Anzi, l’organizzazione risulterebbe addirittura chiusa a partire dal 31 dicembre 2007, sebbene in realtà abbia proseguito la propria attività per altri quattro anni. Una ditta fantasma per il fisco, ma che continuava a operare.

È venuto anche a galla che chi ha lavorato per la Fides, come ad esempio le badanti per l’assistenza domiciliare, sarebbe stato pagato circa 5-6 euro all’ora, quindi al di sotto del tetto fissato dai contratti nazionali, peraltro senza poter usufruire di ferie e permessi. Di questo, in particolare del mancato rispetto dei diritti sindacali, i finanzieri sono certi. La somma di tutto - tasse, stipendi e rapporto di lavoro - consentiva a Scrigni di offrire servizi a costi decisamente inferiori rispetto ai concorrenti. I guai per l’imprenditore non finiscono qui: dalle indagini si evince che nel 2010 e 2011 l’imprenditore non ha regolarizzato i contratti di lavoro con una ventina di dipendenti, in buona parte badanti.

L’elenco degli illeciti prosegue e investe anche il sistema di fatturazione: i documenti che dovrebbero accertare i pagamenti degli utenti per i servizi assistenziali non sono stati trovati. Spariti. Un elemento, questo, al quale la Guardia di Finanza è risalita passando al setaccio i bonifici dei clienti della Fides. Ma nella contabilità non c’era traccia: da quanto risulta le finte fatture sarebbero state dapprima emesse, poi distrutte in un momento successivo.

Quando il caso è esploso, ad aprile, Scrigni aveva respinto categoricamente le accuse: «Non è vero che era una ditta privata - sosteneva - perché se così fosse stato tutte le agevolazioni fiscali non sarebbero state valide. La verità è che questa è solo una questione di interpretazione della legge. Abbiamo chiuso l’associazione nel 2011 e poi siamo diventati una cooperativa sociale che offre gli stessi servizi assistenziali e siamo riconosciuti dalla Regione per la nostra attività sul territorio». Il processo si terrà a ottobre.

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