«Porto tra carenze e risse Così si frena lo sviluppo»
Busan: bene i traffici complessivi ma per tre quarti si tratta di petrolio Crociere in calo, manovra ferroviaria poco efficiente, stallo sull’area antica

In settimana è stato confermato per altri due anni presidente dell’Associazione agenti marittimi del Friuli Venezia, che sono sostanzialmente coloro che portano i traffici nel porto, e si appresta a fare da padrone di casa nell’assemblea nazionale di Federagenti che si svolgerà proprio a Trieste il 19, 20 e 21 giugno mettendo il nostro scalo al centro dell’attenzione nazionale. Anche per questi motivi la relazione annuale che Pietro Busan (che è anche l’amministratore delegato della Tarabochia&co.) ha tenuto ai soci a chiusura del precedente mandato assume un valore particolare. Tasse portuali troppo alte, scoordinamento tra i sistemi informatici, manovra ferroviaria poco efficiente, utilità del Napa tutta da dimostrare, clima teso tra Autorità portuale e istituzioni, flessione del traffico crocieristico, mancato sviluppo del Porto Vecchio, abbandono del progetto del rigassificatore, nessun incremento del business legato allo yachting sono le principali criticità che Busan riscontra. Non rinuncia a evidenziare che i 56 milioni di tonnellate di merci movimentate mettono il porto di Trieste al primo posto in Italia (con un incremento del 13% rispetto al 2012) come volumi complessivi, ma non si esime dal sottolineare che tre quarti di questi volumi, cioè 41 milioni di tonnellate, sono petrolio.
Nell’opinione degli agenti, e non solo, il porto non può più essere un elemento a sé stante, ma va considerato come un segmento dell’attività produttiva. «Anche nel recente passato - evidenzia Busan - abbiamo sollecitato la soluzione definitiva della questione ferroviaria locale a partire dalla cessione di Adriafer da parte dell’Autorità portuale in tempi rapidi affinché si realizzino quelle condizioni indispensabili per avere una manovra ferroviaria efficiente e dai costi contenuti e comunque in linea con le esigenze del mercato. Diventa fondamentale ridefinire al più presto - aggiunge anche - la gestione della Piastra ferroviaria secondo logiche privatistiche». Le due questioni però non sembrano prossime alla soluzione. «Le navi passeggeri - rileva ancora il presidente degli agenti - dopo un discreto risultato nel 2013 stanno registrando una flessione nell’anno in corso e Trieste è quasi al ventesimo posto nella graduatoria degli scali italiani». Ma in numerosi settori non sarebbe stata fatta «una vera e propria politica tesa allo sviluppo». «Basti pensare - scrive ancora Busan - alla gestione per la riqualificazione del Porto Vecchio, alle lungaggini dovute alle disquisizioni sul Punto franco, all’abbandono del progetto del rigassificatore in un momento in cui gli armatori stanno cominciando a puntare sul gas per tagliare i costi del carburante e l’inquinamento, alle difficoltà di un vero e proprio incremento del business legato allo yachting che continuo a ritenere un mercato dal potenziale straordinario per l’indotto che crea (nel 2012 valeva più di tre miliardi di euro) e che qui a Trieste resta assolutamente inespresso a causa della vicinanza di Slovenia e Croazia».
Un passaggio è più strettamente “politico”: «Non si può certo affermare che negli ultimi mesi - rileva il presidente - si respiri un clima di distensione tra l’Autorità portuale e le istituzioni. Il confronto tra le parti porta sempre, inevitabilmente, a prese di posizione diverse innescando dibattiti dai toni accesi, talvolta anche aspri. Sicuramente non giovano all’immagine della città prese di posizione forse anche plausibili ma che, riteniamo, dovrebbero essere gestite in un clima di confronto più sereno e costruttivo».
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