Trovato il sito in cui morì Randaccio
Il maggiore fu colpito da una raffica di mitragliatrice mentre cercava di raggiungere con i suoi uomini il castello di Duino

Scrissero, tra le motivazioni per la medaglia d'oro al valor militare insignita alla sua memoria, che nell'istante in cui Giovanni Randaccio fu colpito da una raffica di mitraglia “non emise un solo gemito, serbando il viso sereno e l’occhio asciutto”. E che, una volta portato alla Sezione di Sanità, poco dopo “vi soccombette mantenendo anche di fronte alla morte quell’eroico contegno che tanto ascendente gli dava sulle dipendenti truppe quando le guidava all’assalto”. Così cadde, a soli 33 anni, il maggiore Giovanni Randaccio, impegnato nella Decima battaglia dell'Isonzo, sulle foci del Timavo, a San Giovanni di Duino. E ora un gruppo di esperti locali dice d'aver individuato il luogo esatto della sua uccisione.
È la risposta a un mistero che dura da quasi 97 anni, esattamente dal 28 maggio 1917, quando esplose la fatale mitragliata. Sappiamo in quali circostanze fu sparata, mentre il nostro attraversava una passerella volante, sappiamo che lo scontro avvenne nell'area di San Giovanni, dove si combatté nel vano tentativo di sbrecciare il fronte nemico per issare l'agognato tricolore sul castello di Duino, e sappiamo perfino che Gabriele d’Annunzio raccolse le gocce di sangue rimaste intrise nelle mostrine dell'eroe-amico per inserirle in cristalli, come pietre preziose, a incastonare una croce: la Croce del Sangue.
Quello che non si sapeva, almeno fino a pochi giorni fa, era dove si trovasse esattamente il luogo in cui Randaccio trovò morte: quota 28. Forse perché in parte se ne aveva una assai vaga idea. Fatto sta che, attraverso l'uso di 14 differenti gps e delle cartografie dell'epoca (un po' gli stessi strumenti usati per localizzare, a quanto pare, la Santa Maria di Colombo: notizia che l'altro giorno ha fatto il giro del mondo), alcuni volontari della Comunella di Duino, tra cui Alejandro Brecelj, fratello di Martin, fautore dell'individuazione dell'ex hotel Ples quale teatro del suicidio del grande fisico Ludwig Boltzmann, e di Marco e Bruno Leghissa, geometra e topografo, l'impresa è stavolta riuscita.
A raccontarla il presidente Vladimiro Mervic: «La Comunella di Duino è proprietaria di parte dell'area che si colloca sulla sponda sinistra del Timavo, chiamata Punta Bratina. Due anni fa il socio Brecelj, ex insegnante in pensione, tagliando la legna in zona notò i resti ormai semisepolti di varie trincee. L'anno seguente gli fu chiesto di partecipare a una ricerca sugli eventi della Prima Guerra nei paesi del monte Ermada, baluardo dell'esercito austro-ungarico sul lato meridionale del fronte dell’Isonzo. Studiando gli episodi bellici e le battaglie che qui si svolsero collegò il tutto a un drammatico episodio: il tentativo del maggiore dell'esercito italiano Randaccio, cui è dedicata la stele vicino ai Lupi di Toscana, comandante del II battaglione del 77° reggimento della brigata Toscana, di sfondare le linee nemiche proprio sulla Punta Bratina».
Brecelj si è documentato a lungo sull'episodio costato la vita al maggiore e con gli altri della Comunella si è organizzato per delineare il sito della Quota 28-Kote 28. Individuazione per niente facile, vista la folta vegetazione che ricopre il luogo. Si è resa possibile analizzando la cartografia storica, fra cui la carta del Comando della III Armata, verosimilmente del 1916, nonché consultando mappe precedenti allo scoppio della Grande guerra. Fondamentale, poi, l'ausilio del Gps digitale. «Abbiamo inoltre rintracciato – prosegue Mervic - anche parte della trincea che costituiva la prima linea di difesa incontrata da Randaccio. E dopo aver comparato tutti i dati, abbiamo constatato con la massima certezza l’individuazione del punto esatto della Kote 28, che è situata in parte sul terreno di nostra proprietà».
L'intenzione dei soci è di poter ora in qualche modo ripulire e rendere visibile a tutti un luogo così importante e pieno di significati per la storia locale. «Sarebbe importante poter porre una lapide o targa che ricordi il sacrificio dei “Lupi di Toscana” e del IV battaglione dei “Freiwillige Schützen” di Maribor – conclude il presidente della Comunella -. In questo posto splendido per le passeggiate sarebbe doveroso dare la possibilità ai visitatori di ricordare tutte le giovani vite spezzate, da ambo gli schieramenti. E ciò in uno spirito di pacificazione, nella comune cornice dell’Europa Unita. Tutto ciò risulterebbe facilitato dalla vicinanza del Sentiero Bratina, che percorre anche tratti di trincea sull'omonima punta, realizzato egregiamente dal Gruppo Flondar».
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