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Miramare, sei “casette” da rimettere a posto

Quattro di questi edifici, un tempo dimore di custodi e giardinieri, sono da tempo abbandonati. Villa Radonetz destinata al Wwf. «Forse li affitteremo a privati»

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Non ci sono solo il celebre Castello e l'altrettanto conosciuto “Gartenhaus”, vale a dire il Castelletto, lo storico edificio su due piani, che per qualche tempo fu la residenza di Massimiliano e Carlotta, e che da vent'anni ospita gli ambientalisti della Riserva Marina del Wwf, la cui concessione peraltro scade tra poco più di un anno, in attesa di una nuova sistemazione. Tra i viali dell'immenso Parco di Miramare, che conta su una superficie di circa 22 ettari, e che vengono percorsi quotidianamente da migliaia di visitatori e triestini, ci si può imbattere anche in una serie di altri edifici che hanno una loro rilevanza storica. Parliamo nello specifico di sei “casette”, progettate nello stesso periodo del Castello di Miramare, completato nel 1860.

Si tratta di costruzioni tutte molto simili nelle linee architettoniche dell'epoca, che si sviluppano su due piani, con murature in tinta ocra, balconi di color rosso e giardino privato. In passato questi edifici ospitavano il personale al servizio degli Asburgo (dai quali peraltro presero il nome), mentre in seguito sono diventate la dimora dei custodi e dei giardinieri impiegati all'interno del Parco. Le prime tre case si trovano nella parte alta, in prossimità dell'ingresso di via Beirut (villa Radonetz, Jelinek e Ziak).

Un'altra sorge nell'area attigua a piazzale Massimiliano, luogo dove per alcuni anni era stato posizionato il monumento dedicato all'imperatore del Messico, adesso riportato nel sito originale di piazza Venezia (casa Garlanz). In mezzo alla zona boschiva, coperta dalla vegetazione, c'è “casa Daneo”, mentre l'ultimo edificio, conosciuto come “casa svizzera”, di colore rosso, è situato in prossimità del laghetto dei cigni. Soltanto due di essi però sono attualmente abitati dai custodi e dalle rispettive famiglie: tutte le altre strutture sono dismesse da tempo e basta dare un'occhiata, sia pur dall'esterno, per rendersene conto: ingressi sbarrati, erba alta ovunque, vistose crepe sui muri, rampicanti che crescono fino al tetto. Tra queste c'è anche villa Radonetz, che fu l'abitazione dell'economo di Massimiliano d'Asburgo, il capitano di fregata Eduard Radonetz: edificio abitato fino ad un paio di anni fa (al piano terra) e fino al luglio scorso (al primo piano) e che è stato individuato dalla Soprintendenza quale possibile sistemazione per la Riserva Marina, ma che necessita di una serie di lavori: rifacimento del tetto e degli intonaci, oltre a pavimenti ed impianti elettrici. Come mai dunque solo un terzo di questi edifici viene attualmente utilizzato, mentre la parte restante è stata lasciata in stato di abbandono? «Sono edifici che da un punto di vista statico sono in condizioni di sicurezza ma che necessitano di una serie di lavori per essere abitabili, visto che sono state dismesse da alcuni anni, in quanto nessuno dei custodi ne aveva fatto richiesta - precisa Luca Caburlotto, Soprintendente per i beni storici ed artistici - E' chiaro che è nostro interesse ristrutturare queste case e darle in affidamento eventualmente anche a soggetti esterni al personale, ma prima di tutto vanno chiariti, insieme all'agenzia del demanio, alcuni aspetti giuridico-amministrativi che riguardano ruoli e competenze legati principalmente al tema della sicurezza».

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DELLE “CASETTE”

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