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L’Arcivescovo di Gorizia: «Il peccato non è un’esclusiva maschile»

È il messaggio lanciato da monsignor Carlo Maria Redaelli in occasione delle celebrazioni pasquali durante la Via Crucis cittadina svoltasi da piazza Vittoria al castello

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Ricco di riflessioni l’intevento dell’Arcivescovo di Gorizia alla Via Crucis cittadina svoltasi da piazza Vittoria al castello con la partecipazione di circa 800 persone e proposta dai gruppi giovanili delle parrocchie cittadine. Le meditazioni offerte ai presenti sono state incentrate sulla figura della donna come proposta dai Vangeli della passione, riprendendo in questo alcuni spunti offerti dalla “Lettera a Priscilla” indirizzata dall’arcivescovo alle donne.

«Le donne - ha rimarcato Redaelli - sono i veri discepoli che non si limitano a essere tali nella vita pubblica di Gesù, ma restano con Lui anche al Calvario. Certo, anche le donne hanno i loro peccati: come sanno amare visceralmente più degli uomini, così sanno odiare visceralmente più di loro. Anche loro sanno tradire, offendere, uccidere. Il peccato non è un’esclusiva maschile. Fin dall’inizio c’è stata una complicità uomo-donna nel non fidarsi del Signore e nell’ascoltare il serpente. Ma al Calvario e anche al sabato santo sono loro che tengono vivo il legame con il Signore, magari solo perché prese dalla pietà verso un morto da onorare, passata la festa. Il mattino di Pasqua quando si recheranno al sepolcro con gli aromi e i profumi verranno premiate incontrando per prime il Risorto e divenendone le prime testimoni. Nel Vangelo di Giovanni, però, non è così. Certo sarà la Maddalena a incontrare per prima il Risorto, ma a seppellire Gesù con profumi e aromi, la sera del venerdì, è stato un uomo, Nicodemo. Un maschio, uno del sinedrio, uno che era andato a ragionare con Gesù di notte (cf Gv 3,1-21) – per non farsi riconoscere e rischiare di perdere così il suo ruolo -, uno che aveva tentato di difenderlo (cf Gv 7,50-52), ma che probabilmente al momento decisivo se ne era stato zitto. Ora che Gesù è morto e che c’è tutto da perdere a mostrarsi suo discepolo, esce allo scoperto con un suo collega, Giuseppe d’Arimatea – annota l’evangelista che questi «era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei» (Gv 19,38) – e va a seppellire Gesù. Porta i profumi per avvolgerlo in bende. Ma c’è un particolare: ne porta 30 chili. Impressionante… Un’esagerazione che solo una donna potrebbe fare, perché il profumo è segno di amore».

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