Ipotesi per la segreteria Pd, Serracchiani vice di Renzi con Guerini
Il premier pensa al ticket per la guida del partito. Malumori in casa democratica. E Civati lancia il nuovo simbolo

TRIESTE. Nella segreteria del Pd ridisegnata dal blitz di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, Debora Serracchiani pare trovare sempre più spazio ai piano alti. Il tam-tam parlamentare, ieri sera, rafforzava le voci di un “ticket” con Lorenzo Guerini, l’ex sindaco di Lodi portavoce dei democratici. Una soluzione che viene data a Roma in pole position rispetto a quella che prevede invece il coordinatore unico: in questo caso si farebbe probabilmente strada un renziano della prima ora tra Simona Bonafè e Matteo Richetti.
Lei, la presidente della Regione, non parla. All’assemblea regionale del Pd, una decina di giorni fa, aveva però dato quasi per scontato il rafforzamento della sua posizione in segreteria nazionale, dove già gestisce l’importante delega alle infrastrutture. Serracchiani, in sostanza, ci crede sin dalle prime ore della scalata di Renzi alla presidenza del Consiglio e al conseguente “vuoto” lasciato nel partito da ben tre componenti della squadra del Nazareno che si sono trasferiti al governo. L’organico, tra l’altro, potrebbe perdere anche il responsabile organizzativo Luca Lotti, probabile sottosegretario (una partita nella quale, sempre ieri sera, sembrava poter trovare spazio almeno uno tra due papabili eletti in regione, i friulani Paolo Coppola e Isabella De Monte).
Fermo restando che Renzi resterà alla guida dei dem (anche se qualcuno non digerisce affatto il doppio incarico, al punto che circola voce di una consultazione tra gli iscritti, anticamera di un nuovo congresso), a chiedere la reintegrazione della segreteria sono le truppe, sia della maggioranza, dove qualche fedelissimo del premier aspira a fargli da braccio destro, che della minoranza cuperliana e lettiana. Un po’ isolate sono invece le voci di chi frena sul rinnovo, preferendo evitare di vedere «seconde file» nella segreteria del primo partito italiano. Toccasse a Serracchiani, con Guerini a gestire pure il ruolo di Lotti, la governatrice Fvg avrebbe una funzione più da testimonial che operativa dato l’impegno sul territorio. Ma si tratterebbe comunque di un’ulteriore passo avanti in quello che tra qualche anno, con Renzi saldo al governo (magari con il mandato degli elettori), potrebbe diventare per la presidente un obiettivo principale: la segreteria del Pd.
La questione di oggi è però quella di un partito in cui aumentano le voci contrarie e la vicenda di una segreteria smantellata diventa ulteriore motivo di attrito. Se Gianni Cuperlo ed Enrico Letta escludono il rischio di scissioni o di cordate interne, i fedelissimi dell’ex premier sottolineano come, nonostante lo Statuto del Pd preveda il doppio incarico di premier e segretario, «sia auspicabile un ragionamento» sul partito da parte di Renzi. E non ci gira attorno neppure il senatore bersaniano Miguel Gotor: «Decideranno Renzi e la direzione, ma sarebbe opportuno che i due ruoli restassero autonomi, perché l’identificazione trasforma il partito nel comitato elettorale di un leader». Mentre Pippo Civati “gioca” sull’ipotesi di un Nuovo centrosinistra: «Il simbolo è pronto, ma è solo una provocazione». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori