In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Battista: «Lascio il Senato sempre che l’aula ratifichi»

Il senatore triestino espulso dalla base del partito si dimette da Palazzo Madama Attende il parere vincolante dei colleghi e incassa la solidarietà non solo dai grillini

2 minuti di lettura

TRIESTE. Tanta amarezza. Soprattutto per i veleni trovati in giornata sul blog di Beppe Grillo. A partire dalla questione delicata dei soldi, uno dei cavalli di battaglia della presenza grillina in Parlamento. «Non è vero che prendiamo 20mila euro al mese, e non è vero che ci terremo tutto lo stipendio. Sono accuse spregevoli e denigratorie», dice Lorenzo Battista in serata, quando non è più un senatore del Movimento 5 Stelle, o almeno è un senatore dimissionario. «Irrevocabilmente». Sempre che, precisa, «Palazzo Madama lo ratifichi (le dimissioni devono essere approvate con un voto dall’aula che per prassi le respinge, ndr)».

È stata una giornata complicata. «Ma non mi aspettava finisse in maniera diversa», commenta Battista dopo aver pubblicato su youtube un video assieme ai colleghi “ribelli” e raccolto su Facebook i commenti della base. C’è chi ironizza: «Vedo già Casaleggio in lacrime, questa botta se la ricorderà per un pezzo». Chi fa sintesi: «Fatta la frittata, ora aria nuova». Chi invita a cambiare idea sul proposito di dimissioni: «Non fatelo». Chi non si sorprende: «Lo sapevate meglio di noi che Grillo era così». Chi difende Battista, «persona valida e onesta che dà tutto sé stesso per il Movimento 5 Stello e gli italiani». E ancora, con più calore: «Quando verrà richiesto dal dio padre/padrone Casaleggio/Grillo il sacrificio dei primogeniti come atto di lealtà? Che cosa hanno fatto? Solo esprimere un dubbio e chiedere chiarimenti. Una vergogna, in Urss c’era più democrazia».

Il senatore triestino prova a riassumere l’ultimo atto: «L’ho presa male, malissimo. C’à grande amarezza soprattutto perché non si è voluto il confronto tra noi senatori e la decisione finale è sembrata sin troppo prestabilita – dice tutto d’un fiato –. Ecco, quello che dispiace di più è proprio l’impressione dei giochi già fatti. E io oggi (ieri per chi legge) non mi attendevo certo il ribaltamento del risultato del giorno prima». Perché le dimissioni? Per orgoglio? «È solo la manifestazione della volontà di chi ha visto uno spettacolo indecoroso e non ci sta più. È un atto dovuto, a questo punto, non avremmo potuto fare altro, non dopo quello che è successo, non di fronte al passaggio diretto a un’assemblea congiunta che ha deciso la nostra espulsione senza che se ne fosse parlato a livello di senatori».

È già tempo di ricordi. «Un’esperienza molto bella in questi mesi, assai stimolante – sottolinea il grillino di Trieste –. Se affrontata con un minimo di passione, la vita da parlamentare può coinvolgere davvero nel cambiamento del Paese. Ci sono tantissime cose positive che si possono fare, esattamente come speravamo la prima volta che siamo arrivati a Roma. Il governo Renzi? Lo valuteremo sulle cose che farà». La bella esperienza si è conclusa male. «Sono stati giorni molto negativi. Un gruppo di parlamentari si dovrebbe occupare dei problemi concreti degli italiani molto prima che accusare e poi cacciare quattro parlamentari che si sono limitati a criticare attraverso la stampa posizioni sulle quali non erano d’accordo. Ci siamo permessi semplicemente di dire che non abbiamo saputo sfruttare un’occasione, nulla di grave mi pare».

È la fine del movimento? Battista non lo dice, ma lo sospetta: «I cittadini valuteranno. Quello che amareggia – ribadisce – è leggere sul blog che Grillo parla di soldi. Sbaglia sia sulle cifre che sulle nostre intenzioni. Non è assolutamente vero che ci terremo tutte le diarie. Sono falsità che restituisco al mittente e mi stupisco che le abbia scritte proprio lui. Evidentemente è stato mal consigliato». Battista paga il fatto di essersi messo troppe volte “contro”. L’ultima volta è stata fatale. Eppure, ripete nuovamente, con Renzi si doveva entrare nel merito: «Perché era l’occasione giusta per costruire una strada verso la soluzione dei problemi, denunciare quanto visto sinora, e cioè che il governo si è mosso sin qui solo via decreto, per spiegare al premier incaricato perché la sua proposta di riforma istituzionale non funziona, per incalzarlo sul tema del Parlamento pulito, per discutere anche di Tav e F35, su cui il Pd non è mai stato chiaro». Impossibile anche solo parlarne con Grillo: «Gli ho mandato un sms, nessuna risposta».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori