Arte, il tesoro di Sarajevo “adottato” da Trieste
Illycaffè inaugura la prima partnership con il museo “Ars Aevi” E il sindaco Cosolini annuncia la trasferta del teatro lirico entro l’anno
di Stefano Giantin
SARAJEVO. La madre del progetto è l’humus, il sostrato storico e culturale di Sarajevo, città multietnica che neppure durante il feroce assedio si è mai arresa alla perfida volontà dei cecchini di annichilirla nel suo insieme, come simbolo di civiltà e di cultura. Il padre è Enver Hadziomerspahic, ex numero uno delle cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici invernali del 1984, oggi direttore di quello che è diventato un tesoro d’arte contemporanea, la collezione sarajevese “Ars Aevi”. Collezione che, nel corso degli anni, ha raccolto nelle mostre costitutive opere d’altissimo livello, tra Milano, Prato, Venezia, Vienna, Lubiana. Opere che, dopo lo sbarco a Sarajevo nel 1999 e dopo anni di alti e bassi burocratici e problemi organizzativi, sono state di nuovo esposte e messe a disposizione del pubblico nella capitale bosniaca dopo due anni di stop. La riapertura è avvenuta due settimane fa, nell’Art Depot del Centro Skenderija, ristrutturato con fondi della Cooperazione italiana. La “riattivazione” del progetto, del resto, è avvenuta sotto gli auspici dell’ambasciata italiana e in particolare grazie all’interessamento e all’impegno personale del nostro ambasciatore a Sarajevo, Ruggero Corrias.
“Ars Aevi”, da sempre legata all’Italia che ne è madre putativa, ieri ha accolto una delegazione d’eccezione in arrivo da Trieste, composta dal sindaco, Roberto Cosolini, e da Carlo Bach, direttore artistico della illycaffè. Una visita pianificata per esprimere il sostegno di Trieste a Sarajevo durante un incontro tra Cosolini e l’omologo sarajevese Komsic. E alla “Ars Aevi”, che con Illy ha inaugurato ieri la sua prima, importante partnership, il primo passo di quella che potrebbe diventare una proficua reciproca collaborazione tra la prestigiosa azienda triestina e la mostra sarajevese. Mostra nata da un sogno di Hadziomerspahic che, nel 1992, nel primo anno del lungo assedio, ebbe l’idea di portare nella Sarajevo in guerra il meglio dell’arte contemporanea internazionale. «Una risposta all’ingiustizia che stava abbattendosi sulla città», ricorda Hadziomerspahic.
Il museo custodisce una preziosissima collezione, arricchita nel corso degli ultimi 15 anni con opere donate da artisti di fama internazionale come Pistoletto, Kounellis, Kosuth, Beuys, Dimitrijevic, Bassiri. Un progetto fatto «con tale amore e tale passione non può che essere nel giusto», ha detto Bach, annunciando l’inserimento di un artista bosniaco tra gli autori di una delle “tazzine d’artista” della Illy, un modo per promuovere “Ars Aevi” all’estero. “Ars Aevi”, ha ricordato invece Corrias, ha riaperto il 6 febbraio, primo step verso la sostenibilità del progetto. Il giorno dopo, «il palazzo del Cantone e della presidenza erano in fiamme, sabato 8 e domenica 9 febbraio, con le proteste in corso e l’incertezza su come si sarebbe evoluta la situazione, “Ars Aevi” era aperta e ha staccato i primi trenta biglietti a pagamento della sua storia, un segnale positivo e di speranza», ha sottolineato Corrias.
Un segnale positivo, per Sarajevo. Sarajevo che potrà contare su Trieste, in futuro, la promessa di Cosolini. È «un onore» essere qui, in una città «magica e straordinaria», le parole del sindaco. Una città con cui Trieste ha «legami storici» e «una collaborazione tra le due città penso possa servire a entrambe le comunità», non solo nell’economia «ma anche e soprattutto nei campi della cultura e dell’arte». «Le città straordinarie e magiche sono destinate ad attraversare momenti molto difficili, questo è sicuramente stato il destino di Sarajevo», ha ricordato Cosolini, ma «l’augurio sincero è che il futuro sia positivo, sereno e che la cultura e l’arte», in primis quella di “Ars Aevi”, «possano essere messaggere in questa direzione». E la città sul golfo potrà fare presto qualcosa di concreto per aiutare quella sulla Miljacka.
«Passeggiando» con Komsic dalla sede del municipio fino ad Ars Aevi «abbiamo stretto un primo accordo», l’annuncio di Cosolini. Accordo che prevede «di portare a Sarajevo nel secondo semestre del 2014 il nostro teatro lirico per un omaggio musicale alla città». Una città bellissima, «direi unica», ha ripetuto più tardi Cosolini, una città e un Paese che però scontano anni di stallo politico e di crisi economica. Sarajevo che aspetta anche maggior impegno per la costruzione del museo che dovrebbe un giorno ospitare la collezione “Ars Aevi”. Museo già abbozzato da Renzo Piano, che nelle intenzioni potrebbe trasformare Sarajevo in un centro di attrazione turistica di livello mondiale.
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