Ferriera, Arvedi resta in silenzio: incognita-bando
Rosato: il documento firmato è da vagliare Cosolini: superati tanti ostacoli, non tutti

«È un Accordo complesso, tante pagine e continui rimandi a leggi e decreti. Devo studiarmelo con calma e non ci metterò un attimo». Il giorno dopo la storica firma a Villa Madama sul risanamento e il rilancio produttivo dell’area di Servola e dell’Ezit che mette in campo 72 milioni di cui 57 pubblici, è questo lo stringato commento di Francesco Rosato, amministratore unico di Siderurgica triestina, la società costituita dal Gruppo Arvedi per acquisire la Ferriera. Alla domanda se Arvedi parteciperà al bando, Rosato risponde: «Bisognerà innanzitutto vedere quali caratteristiche avrà il bando, deciderà Cremona». E da Cremona, dove il Gruppo Arvedi ha sede, non esce alcun commento, nemmeno su sollecito.
Con l’Accordo di programma firmato da cinque ministeri: Sviluppo economico, Ambiente, Infrastrutture e Trasporti, Lavoro, Coesione territoriale, oltre che da Regione, Comune, Provincia e Invitalia e disertato soltanto dall’Autorità portuale, la pietra fondamentale per la riconversione di un’ampia area indubbiamente è stata posta, ma è altrettanto certo che alcuni interrogativi permangono. L’articolo 7 dell’Accordo infatti, per quanto concerne Servola, definisce il “Programma degli interventi di messa in sicurezza a carico del soggetto interessato non responsabile della contaminazione per l’immediata fruizione dell’area”. E si citano: la rimozione e lo smaltimento del cumulo di rifiuti presente nell’area demaniale, la rimozione di altri eventuali depositi incontrollati di rifiuti, le misure di messa in sicurezza operativa del suolo quali rimozione di hot spot e coperture idonee a mitigare o interrompere i percorsi di esposizione, la compartecipazione alla realizzazione del progetto pubblico di messa in sicurezza della falda, la partecipazione agli oneri di realizzazione del marginamento fisico e dell’impianto di depurazione. E se Rosato già mesi fa aveva preannunciato che il Gruppo era disposto a investire 20-22 milioni su risanamento e ammodernamento degli impianti, lo stesso cavalier Giovanni Arvedi aveva sottolineato che non gli competeva mettere neppure un euro per le bonifiche.
La strada dunque non è del tutto spianata. «Nessuno si illudeva di superare con l’Accordo tutti gli ostacoli - specifica a ventiquattro ore dalla firma il sindaco Roberto Cosolini - è innegabile però che siano stati stabiliti i presupposti per la soluzione di problemi che oggi sono di drammatica gravità. Sono stati posti dei punti fermi e messo nero su bianco l’impegno del governo. Chiaro che la strada è difficilissima e complessa e un ruolo decisivo lo potranno avere i contenuti del bando di vendita che sarà il secondo passaggio fondamentale da superare». E Vittorio Zollia, l’assessore provinciale che giovedì ha messo la propria firma accanto a quelle degli altri rappresentanti istituzionali regionali e triestini, specifica di vedere l’Accordo «in modo estremamente favorevole perché perfettamente in linea con i contenuti della mozione approvata all’unanimità del Consiglio provinciale che chiedeva di mettere in prima linea le questioni della tutela della salute e dell’ambiente anche quando si tratterà di discutere il rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambieentale o le misure transitorie che comunque dovranno essere decise alla prossima scadenza del 20 febbraio.»
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