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Amianto, trenta scuole “sotto osservazione” a Trieste

Fibre presenti nei pavimenti, aree interdette: la pericolosità è da accertare Su 150 strutture ancora novanta da controllare. Un’altra trentina è a posto

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In realtà saranno molte di più. Per lo meno il doppio, stando prudenti, se solo si tiene conto che i sopralluoghi sono scattati prima di tutto là dove si presumeva potessero esserci, per la vecchiaia dei materiali e per il tipo di pavimentazioni, le situazioni più dubbie. Ad oggi, comunque, il dato di fatto - al centro lunedì pomeriggio di un vertice tecnico in Municipio - è questo: delle circa 150 scuole di proprietà o come minimo di responsabilità del Comune (asili, elementari e medie, statali comprese, oltre che i ricreatori) è in 33 che l’amministrazione cittadina può già escludere a titolo definitivo la presenza e, di conseguenza, il rischio amianto. Per le altre, dunque, resta in agenda una serie di controlli, modulati a seconda dello stato d’avanzamento delle ispezioni: nelle 90 ritenute sulla carta foriere di minori eventuali sorprese (o perché riqualificate in tempi recenti o perché presentano pavimenti “tranquillizzanti” in ceramica, legno o laminato) dev’essere ancora fatto lo screening preliminare visivo.

In una trentina, infine, la presenza di fibre d’amianto in superficie è stata accertata, individuata nel vinilamianto. Banalizzando: la colla usata a suo tempo tra il pavimento e certi tipi di linoleum. Lì tali fibre ci sono, punto e basta. A prescindere dalla loro presunta pericolosità, tutta da acclarare. La spia rossa, peraltro, s’accende solo se il linoleum è rovinato, non integro, e se contestualmente il collante non è più uniforme ma sfarinato, tale da disperdere polveri nell’aria. Forse. Ma nel dubbio - come ribadiscono i tecnici comunali e gli assessori a Educazione e Lavori pubblici Antonella Grim e Andrea Dapretto - è stato perseguito il principio della massima precauzione, dichiarando fuori uso fino a prova contraria le aule con i pezzi di pavimento sospetti e optando per una messa in sicurezza temporanea con la cosiddetta procedura Esedi, cioè con la nastratura.

In 15 casi, la metà di tale ultima categoria che merita per l’appunto un’indagine-bis, sono state già disposte campionature approfondite sui materiali, spedendo in laboratorio lembi di pavimento. Per quattro di questi 15 casi, a loro volta, sono arrivati già i risultati. E hanno dato esito positivo, nel senso che confermano che l’amianto c’è. Le quattro scuole in questione sono L’isola dei tesori, la materna comunale di vicolo delle Rose, a Roiano, e tre statali: l’elementare Foschiatti e la media Caprin dell’istituto comprensivo di Valmaura, più l’elementare Giotti di strada di Rozzol. Per queste è scattata la terza e ultima “prova”: l’analisi dell’aria.

Dell’iter del censimento (aggiornato rispetto all’ultima delibera approvata in materia dalla giunta Cosolini, che evocava la necessità di intervenire in 12 edifici) e della lista delle scuole già “promosse”, senza ombre, redatta come si può intuire per esclusione, s’è parlato proprio lunedì pomeriggio in Municipio in una riunione cui c’erano tra gli altri il capoarea dell’Educazione Enrico Conte, il direttore del servizio di Edilizia scolastica Giovanni Svara e il responsabile Amianto Livio Sivilotto. Ieri la task-force dirigenziale ha reicontrato i coordinatori delle strutture comunali e domani farà altrettanto coi presidi delle statali. Il momento è delicato. L’allerta è massima, la tensione pure. E non perché - come lasciano intendere da Palazzo Cheba - si teme un’improvvisa invasione d’amianto nelle scuole cittadine. Anzi: i dati e la “lettura” dei casi dubbi per ora in arrivo anche dagli esperti dell’Azienda sanitaria, con cui il Comune ha stilato il protocollo del censimento e ora continua a tenersi in stretto contatto, dicono che anche nelle situazioni dubbie siamo abbondantemente sotto i limiti di guardia. Il cruccio vero è, semmai, un altro: che l’aver preso il toro per le corna possa generare l’effetto collaterale della psicosi collettiva, del panico delle famiglie, ancorché umanamente comprensibile, di cui in questi giorni s’è avuto un amaro assaggio proprio nella scuola dell’infanzia di vicolo delle Rose, dove s’è registrato un netto calo delle presenze di bambini.

Si cammina, insomma, su un filo sottile teso tra due grattacieli. Uno si chiama paura, l’altro coscienza. Su uno domina l’insegna del procurato allarme, sull’altro quella dell’interruzione di pubblico servizio. Ma tirare dritto è dovuto. In fondo c’è l’obiettivo dichiarato: la messa in sicurezza definitiva - attraverso incapsulamenti se non proprio sostituzioni integrali del pavimento - di tutte le strutture che saranno state etichettate come precarie, per cui l’amministrazione Cosolini può contare oggi su un milione e mezzo, un milioncino tondo appena arrivato dal Fondo Trieste e un’altra metà riconosciuta a fine 2013 dalla Regione.

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