Offese su Facebook, procedimento disciplinare
L’Ipasvi demanda al Consiglio direttivo l’infermiera che aveva dato della “schifosa” a una malata

Affranta e dispiaciuta per un comportamento impulsivo di cui si è dichiarata pentita, sarà comunque esaminata dal Consiglio direttivo del Collegio degli infermieri, che deciderà se comminare sanzioni o meno alla professionista che, anche se promette le scuse, ha comunque infranto il Codice deontologico della sua professione. Così ieri pomeriggio si è concluso il confronto tra Elisa Domancic, l’infermiera triestina che su Facebook ha mandato a dire “schifosa” alla ragazza di Bologna che si era dichiarata viva nonostante quattro malattie genetiche grazie alla sperimentazione clinica sugli animali, e il presidente dell’Ipasvi di Trieste, Flavio Paoletti. Che non appena diventata pubblica quella sua violenta esternazione l’aveva subito convocata con lettera raccomandata, appuntamento per ieri alle 17.
«Professionista molto giovane - racconta Paoletti -, ed è anche appena diventata mamma, l’ho vista distrutta dal dispiacere, ha detto che manderà una lettera di scuse alla ragazza di Bologna, sostiene di non aver nemmeno capito, lì per lì, che si trattasse di una persona ammalata. Ha raccontato di avere sempre negli occhi “filmati tremendi” che mostrano animali usati come cavie, e che il commento messo in rete le è scappato di mano, per reazione istintiva. Naturalmente ha affermato di non aver cambiato idea circa la sperimentazione clinica sugli animali, ma di essersi tuttavia pentita del commento».
Paoletti dimostra comprensione, ma nel ruolo di vertice dell’Ipasvi ha deciso di non poter soprassedere. Il caso passa dunque al grado superiore. Il presidente apre un procedimento disciplinare e lo demanda al Consiglio direttivo. Ci sarà un dibattito interno sulle decisioni da prendere.
«Anche se in buona fede - commenta Paoletti - la violazione del Codice deontologico degli infermieri è stata commessa. Nello specifico dove si afferma che l’infermiere rispetta la ricerca così come è tenuto a curare e rispettare tutti i malati, anche quando manifestano idee diverse dalle proprie».
La segnalazione all’Ipasvi di Trieste era arrivata da un gruppo di ricercatori riuniti nell’associazione “Pro-test” (che già dice tutto sul loro orientamento) dopo che il caso-Facebook era esploso in tutta Italia suscitando scandalo per la violenza delle reazioni contro la giovane malata di Bologna, che fra l’altro studia proprio Veterinaria. Il commento, firmato con nome e cognome, aveva consentito di identificare la professionista triestina, e la sua iscrizione all’Albo degli infermieri. (g. z.)
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