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Trieste, condomino molesto al confino a Bisceglie

L’uomo, che è disabile, ha terrorizzato per mesi gli abitanti del palazzo di via San Daniele con minacce e danneggiamenti

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Una guerra, senza esclusione di colpi fatta di ronde notturne, insulti, agguati, dispetti e danneggiamenti.

Da una parte i condomini esaperati dello stabile di via San Daniele 2. Dall’altra Pietro C., 58 anni, disabile, pure lui anagraficamente abitante nel palazzo, ma che, secondo le indagini, dei carabinieri in pochi mesi ha scatenato una vera e propria offensiva contro tutti.

L’uomo è stato arrestato l’altra mattina mentre con una stampella (è disabile) stava energicamente sfondando lo spesso vetro del portone del palazzo.

A mettergli le manette ai polsi sono stati i carabinieri della compagnia di via Hermet che sono intervenuti dopo la chiamata di alcuni abitanti dello stabile che definirli esasperati è poco. I carabinieri hanno accompagnato Pietro C. in caserma e lo hanno chiuso in camera di sicurezza. Dopo pochi minuti due militari lo hanno sorpreso mentre con un coltello a serramanico danneggiava un materasso. E qui nonostante i problemi fisici l’uomo ha poi aggredito i due carabinieri minacciandoli di farli trasferire a Lampedusa.

Ieri mattina è stato scarcerato. Ma il gip Luigi Dainotti, proprio per evitare situazioni pericolose nel condominio, su istanza del difensore Marco Fazzini, ha disposto l’allontanamento da Trieste. Pietro C. sarà accompagnato a Bisceglie dove rimarrà “ristretto” nella casa di un parente. Appunto con il solo obbligo di rimanere lontano dal condominio al quale tre mesi fa ha dichiarato guerra e ha praticamente costretto i vicini di casa terrorizzati ad attivare perfino un servizio di controllo come fosse una caserma. Ronde notturne a turno tra i vicini e telecamere piazzate ai piani. Tutto ciò per tentare di sorprenderlo.

Una delle tante accuse a suo carico è di stalking nel confronti di una vicina che a causa dei “dispetti” da due mesi appunto vive, come ha indicato il pm Pietro Montrone nella richiesta dell’ordine di custodia cautelare, in un perdurante stato d’ansia e paura.

Nello scorso novembre, secondo l’accusa, Pietro C. ha danneggiato la cassetta delle lettere posta all’interno dell’androne dello stabile graffiandola e incidendovi la parola “infame” indirizzata a una condomina. La quale quello stesso giorno era stata offesa con parole irripetibili.

Ma c’è di più. Le indagini dei carabininieri hanno evidenziato anche un episodio di minacce. Ha urlato a una vicina: «Prima ti brucio la casa e poi ti brucio». E poi ancora una lista infinita di daneggiamenti. Una volta ha letteralmente tolto dal muro il campanello di un’ altra abitante nello stabile. E durante un’assemblea condominiale, rivolta sempre a questa le ha detto: «Morirai con un tappo in bocca, infame». A un altro abitante si è rivolto con questa frase: «Io sono la mafia...ti uccido». Poi ha aggiunto «Grazie a Dio ho a che fare con grossi delinquenti. Se si presentano di nuovo i carabinieri, darò fuoco a tutta la casa. Verrete tutti puniti».

Ha aggredito l’uomo che lo stava filmando con una telecamera. Pugni e calci che hanno provocato lesioni guaribili in meno di 20 giorni. A un terzo abitante ha detto: «Farò ancora delle cose. Chiamerò un killer. Siete tutti figli di p.».

Da aggiungere infine che, sempre secondo l’accusa, prima dell’episodio dell’altra mattina, aveva già danneggiato il portone d’ingresso.

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