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L’amico accoltellato al bar per “vendicare” un’offesa

Entrambi triestini i protagonisti. Il ferito, 44 anni, ne avrà per un mese L’aggressore ha abbracciato la vittima prima di farsi arrestare per tentato omicidio

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Un abbraccio dopo gli insulti, le coltellate, il sangue. Il calore dopo l’astio più cieco, senza freni. “Scusa”. “Scusa”. Poi l’aggressore - G.M., di 50 anni - si consegna rassegnato ai poliziotti della Squadra volante, che lo arrestano, e la vittima - A.S., di 44 - fa altrettanto con i sanitari del 118 (alla fine, di ferite sul corpo di quest’ultimo, se ne conteranno cinque, la più grave sul collo, una sulla mano sinistra, una sulla spalla e due superficiali all’addome: ne avrà per una trentina di giorni). Chi era nei paraggi della violenta lite di l’altra sera in via Ginnastica - nata a quanto si è saputo in seguito all’offesa di A.S. alla mamma di G.M. e degenerata in una vendetta a colpi di coltello a serramanico con lama di nove centimetri - se n’è tornato a casa, dunque, con ancora negli occhi una scena surreale.

Iniziano così a farsi meno sfumati i contorni del fatto di sangue che si è consumato poco dopo le 21 di mercoledì, alle porte del Tiffany Caffè. Anzitutto - come conferma la polizia all’indomani dell’episodio - i due protagonisti sono entrambi triestini. Ma ciò che più conta è che pare siano due amici, e non da ieri. Due compagni di bevute, per dirla più o meno alla Bukowski, conosciuti per questo - e con quest’etichetta - negli ambienti delle forze dell’ordine. Il Tiffany Caffè, il cui ingresso è all’angolo tra via del Toro e via Ginnastica, diviene teatro suo malgrado dello scontro attorno alle 20.30, quando - come racconta, anche in questo caso il giorno dopo, il barista che a quell’ora stava servendo gli avventori - entrano per bere qualcosa quattro persone. Sono tre uomini e una donna. Tra loro, come si intuirà poi, c’è pure A.S. Dopo un po’, sulla soglia del locale, se ne presenta una quinta. È G.M., e appare arrabbiato. Molto. Si ferma a parlare all’angolino esterno del bar, dedicato ai fumatori, con quelli che l’hanno preceduto. “Se non mi chiede scusa, finisce male”, lo sentono dire. Ce l’ha evidentemente con A.S., per un qualcosa che dev’essere successo prima, per qualche parola grossa che dev’essere volata altrove (sembra in effetti che i due quella sera siano usciti inizialmente insieme). Nel frattempo un uomo e una donna, tra le quattro arrivate prima, se ne vanno. Con A.S. e G.M. rimane così un terzo, cui G.M. consiglia di chiamarsi fuori. I due litiganti escono dal Caffè, a quel punto - si può presumere - vengono alle mani. I segni di quanto succederà in quegli istanti - il sangue versato dal ferito - resta sull’asfalto, un incrocio più su, quello tra via Ginnastica e via Nordio, grosso modo davanti alla filiale Unicredit. I fotogrammi di quelli che accorrono raccontano, come detto, di un immediato cambio di sentimenti fra i due. La pace pare fatta, ma purtroppo è fatto pure il danno. Sul posto piombano 113 e 118, allertati dal barista.

La vittima sta sulle proprie gambe ma perde sangue, lo caricano sull’ambulanza e via verso Cattinara. L’aggressore non oppone alcuna resistenza. La prima accusa con cui gli scattano le manette è tentato omicidio per futili motivi. La polizia - che ora sta indagando per capire come G.M. si sia procurato l’arma bianca, se sia cioè sua o se se la sia fatta dare da qualcun altro, magari proprio metre A.S. stava al Tiffany con gli altri tre amici - nella giornata di ieri ha fatto avere le carte riguardanti il fatto al pm Federico Frezza, al quale in base all’interrogatorio spettano convalida o meno del fermo e conferma o meno della prima ipotesi di reato.

@PierRaub

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