Il ponte della vergogna: tre anni per 25 metri
Non si vede ancora la parola fine del restauro della struttura che scavalca il Brancolo a Staranzano. Il “Golden gate” (3 chilometri) fu costruito in 4 anni

STARANZANO. Ci vollero solo due anni, due mesi e cinque giorni di lavoro, raccontano le cronache, per costruire la Torre Eiffel a Parigi, gigante di acciaio inaugurato il 31 marzo 1889, il simbolo più amato e odiato dai francesi. I ponti da record per caratteristiche e tempi di realizzazione hanno, poi, una loro storia: ad esempio, per il Golden Gate Bridge di San Francisco ai servirono solo quattro anni per assemblare un’opera di acciaio di alta ingegneria, essendo una struttura sospesa di quasi tre chilometri. E solo 5 anni (tra il 1959 e il 1964) per il “Giovanni Da Verrazzano”, uno dei simboli immortali di New York, costruito in un’unica campata di quasi due chilometri. E si potrebbe continuate ancora con le grandi opere come la piramide di Cheope dell’antico Egitto (poco più di 10 anni). A Staranzano, invece, per sistemare il “Ponte della Checca” sul canale del Brancolo, una struttura metallica di 25 metri, non sono bastati tre anni. E la parola fine, annunciata più volte, non è stata ancora scritta. E meno male che si tratta soltanto di un intervento di restauro del manufatto. Figurarsi se fosse stato necessario costruirlo ex novo...
Insomma, doveva trattarsi solo di 60 giorni lavorativi tenendo conto anche della realizzazione dei pilastri di appoggio di cemento armato e, invece, sono passati tre anni (novembre 2010) e lo scheletro di acciaio è ancora fermo sul piazzale della discoteca “Kukù”. A questo punto oramai il «Ponte», lungo 25 metri, largo 5 del peso di 32 tonnellate, è diventato come una barzelletta e nessuno ha più fiducia di quello che si dice. L’ultima data per il montaggio era stata fissata per martedì 22 ottobre. Un flop, colpa di quella nebbiolina mista a qualche goccia di pioggia che aveva messo paura facendo sospendere le operazioni. E non è finita perché se le pessime previsioni meteo dovessero rivelarsi azzeccate, questo significa che neanche la prossima settimana si potrà sistemare il ponte. Intanto il manufatto sta per entrare nel “Guinnes” negativi dei primati: sono già trascorsi, infatti, tre anni di passione tra intoppi burocratici, un sequestro dovuto a un tragico incidente che nel 2011 era costato la vita a un operaio serbo, finito nel canale del Brancolo forse a causa di un malore. Quando, con il dissequestro sembrava rientrata la normalità, ecco un nuovo stop: la Vendramini di Remanzacco,l’impresa incaricata del restauro, non si decideva a partire e il Comune visti gli ulteriori ritardi, decise di revocare l’appalto (ai primi di ottobre del 2011). Dopo una serie di contrasti legali venne chiuso il contenzioso e i lavori furono affidati all’impresa Villas Costruzioni di Monfalcone che avrebbe dovuito concluderli entro trenta giorni. Ancora un altro stop, questa volta dovuto al Patto di stabilitàm impedisce al Comune di pagare la trance dei lavori già effettuati. Dopo il chiarimento con la ditta il cantiere è stato riaperto, ma il ponte si trova ancora nel piazzale del “Kukù”. La colpa, stavolta, è del maltempo.
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