Molo Venezia, park selvaggio vista mare
Sbarre alzate sulle Rive triestine: si entra e si esce gratis. Ma i due terzi dei veicoli in sosta risultano sprovvisti del pass dell’Autorità portuale

Le sbarre sono alte, sempre. E al di là di quelle, per ogni macchina con un permesso sul cruscotto, ce ne sono due che non mostrano alcunché, o che esibiscono al massimo un’autorizzazione che lì non vale nulla. Costo della sosta: zero. Basta conoscere il posto (ma essere scaltri a sufficienza per non dirlo troppo in giro). Ed avere la fortuna di non essere pizzicati proprio quel giorno, mentre magari ci si va a curare gli affari propri da qualche parte in centro, come fanno altri che invece il ticket, lasciando il veicolo sugli stalli blu poco distanti, lo pagano.
È la foto-ricordo di Molo Venezia. Una foto alla largo Granatieri. Il parcheggio è egualmente esclusivo, ma più prestigioso ancora, perché con vista mare. Dopo il caso dei posti auto nella terra di nessuno oltre il varco libero di Porto Vecchio ricavato da largo Santos per poter raggiungere il Magazzino 26 (caso venuto a galla sempre sulle pagine del Piccolo lo scorso autunno, e dove ultimamente hanno passato delle notti anche dei nomadi) spunta in città un nuovo “hotel” per auto private che... non ha prezzo.
Esiste, da quanto si è capito, da parecchio tempo. Della serie le cose che sfuggono agli occhi sono quelle davanti al naso. Già perché non siamo mica dietro a un varco di Porto Vecchio, bensì su un molo a fianco delle Rive, a due passi appena dal Salone degli incanti e dal cantiere dell’ex Magazzino vini. Siamo appunto su Molo Venezia, dominato in punta dal quartier generale di Marina San Giusto. Al suo imbocco un cartello con una grande “P” ammonisce che il parcheggio è «riservato polizia scalo marittimo» e rimanda all’«ordinanza Autorità portuale 21/ 2010». E giù con un altro cartello minaccioso di rimozione forzata. C’è un sistema di sbarre. Sia quella d’ingresso che l’altra per l’uscita sono verticalissime, legate a un paletto con corda marinara. È mezzogiorno di fuoco di una giornata di mezza estate (giovedì scorso). A quell’ora si contano, sparse fra i 75 stalli a pettine tra destra e sinistra, 45 automobili in sosta: 15 di queste recano altrettanti permessi datati 2008 o 2009 ma evidentemente ancora validi per prassi (negli anni successivi, da quanto si è saputo, le stampe non sono state rinnovate) rilasciati dall’Autorità portuale per l’«accesso» ai «moli Venezia e della Pescheria». Le altre 30 auto sono prive di qualsiasi autorizzazione. Anzi no: 30 meno tre. Una esibisce un permesso del Comune (ma siamo in zona demaniale marittima...), un’altra un pass per residenti di Muggia (!), su un terzo cruscotto ecco l’avviso «sono al Marina San Giusto», col numero di telefono. Marina San Giusto che a sua volta, là dove inizia la concessione, delimitata da un’altra sbarra, questa sì chiusa, dispone di una decina di stalli per macchine e di una ventina per motocicli. A parte ciò - fanno sapere dall’Autorità portuale - l’area di sosta tra la radice di Molo Venezia e la concessione a Marina San Giusto «è stata data in gestione alla Polmare in attesa che finissero i lavori al Magazzino 42». Alla Marittima, dunque, dove c’è proprio l’«ufficio di polizia di frontiera presso lo scalo marittimo». La Polmare, appunto. Cinque minuti a piedi.
«Può succedere che qualcuno non metta il contrassegno, perché magari viene al lavoro non con l’auto propria ma con quella di un familiare, ma tra di noi ci conosciamo, come può succedere pure che ci si accorga che sono posteggiate delle macchine che non ne hanno alcun titolo, e a quel punto facciamo i verbali», precisa Rossana Conte, capo della Polmare. Che, tuttavia, spiega un dettaglio significativo: «I posti a noi riservati dall’Autorità portuale sono una dozzina, e si trovano tutti all’imbocco del molo, sono i primi a destra. Sono quelli gli stalli che noi possiamo utilizzare e che ricadono sotto la nostra responsabilità». Ne restano dunque 63, occhio e croce, che stanno in una sorta di terra di nessuno. Anzi no. Non di nessuno. Quella è terra di chi parcheggia con un permesso, e più spesso, a quanto risulta, di chi pensa di essere più furbo del prossimo.
@PierRaub
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