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Mazzolini perde il primo round in aula

L’ex presidente Promotur dichiarato ineleggibile. Entro dieci giorni l’invio delle controdeduzioni. A fine mese il verdetto

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TRIESTE. Stefano Mazzolini non può fare il consigliere regionale. Per i colleghi è ineleggibile. Dunque anche l’aula, dopo il parere della giunta per le elezioni della scorsa settimana, sbarra la strada al leghista, ex presidente di Promotur. Che, proprio in virtù di questo suo incarico al vertice dell’ente regionale che si occupa della gestione degli impianti sciistici in Fvg, ora si trova a un passo dall’uscita di scena. A un passo, perché l’esponente del Carroccio ha dieci giorni di tempo per presentare le sue contro-deduzioni e ribaltare la situazione; il Consiglio tornerà quindi a riunirsi ancora una volta per decretare il verdetto finale. Sarà poi il Tribunale ad accogliere eventuali ricorsi. Sta di fatto che, per il momento, l’atto politico di piazza Oberdan non lascia scampo a dubbi: il Consiglio, riunito ieri a scrutinio segreto, ha stabilito l’ineleggibilità con 29 voti a favore, 15 contrari e 2 astenuti. Se l’aula, analizzata la documentazione di Mazzolini, dovesse confermare la decisione, a Palazzo subentrerà Barbara Zilli, la prima dei non eletti nelle file del Carroccio nella circoscrizione di Tolmezzo.

Convalidata invece l’elezione di Giuseppe Sibau di Autonomia Responsabile in quanto la Comunità montana del Torre, Natisone e Collio, di cui Sibau era amministratore, è considerata ente vigilato, e non sotto il diretto controllo della Regione. Diversamente da Mazzolini: la legge di riferimento, la n°21 del 2004, all’articolo 2 comma “n” indica tra gli “ineleggibili” in Consiglio gli amministratori di enti regionali. Promotur, di cui il leghista era presidente fino a un paio di mesi fa (ha dato le dimissioni a elezioni avvenute: il 24 aprile un giorno prima della proclamazione ufficiale degli eletti) è un “ente pubblico della Regione”. Come è emerso ieri, infatti, le nomine dei vertici sono stabilite dalla giunta, così come le risorse e gli indirizzi politici. E lui ne è amministratore, anche se il diretto interessato sosteneva il contrario, in quanto «ha la rappresentanza legale dell’agenzia – si precisa nel documento letto in aula dal presidente Franco Iacop – convoca e presiede i cda, vigila sull’osservanza delle norme e impartisce alla struttura organizzativa, attraverso il direttore, le opportune direttive sull’attività». «Inoltre – prosegue il testo – Promotur è un ente di diretta emanazione della Regione che esercita un penetrante potere di ingerenza».

Mazzolini, dal canto suo, non è intenzionato a mollare. «È un esito politico - ha commentato a margine dei lavori – gli avvocati hanno già preparato la memoria, la presenteremo e credo che su questo la politica capirà che si tratta di incompatibilità e non di ineleggibilità ma soprattutto di rispetto della volontà dell’elettorato». Non a caso il dibattito ieri si è concentrato tutto sull’ipotesi che l’ex presidente di Promotur, dall’alto della sua carica, sia stato in qualche modo avvantaggiato in campagna elettorale. In difesa del leghista si sono posti il consigliere di Autonomia Responsabile Valter Santarossa, che si è richiamato alla difficoltà di interpretazione della legge, e il consigliere della Lega Claudio Violino: «Anche un ex consigliere e un ex assessore ottengono vantaggi quanto si candidano», ha detto Violino. Rodolfo Ziberna (Pdl), così come Elio De Anna, ha sollecitato invece una nuova legge: «Perché teniamo in piedi una norma che impone ai sindaci e i presidenti di Provincia di dimettersi prima dalle elezioni?». Ma a detta di Vincenzo Martines (Pd) «le regole sono regole e vanno rispettate, anche perché molti di noi le hanno seguite». Quello dell’aula è quindi «un atto dovuto, ora attendiamo le controdeduzioni», ha osservato Piero Paviotti dei Cittadini. Così Andrea Ussai(M5S), convinto che Mazzolini ha beneficiato di una posizione di “vantaggio” dal suo ruolo nell’ente. «Vantaggio? È un miracolo che il collega sia riuscito a prendere un voto grazie a Promotur», ha ironizzato il consigliere del Pd Mauro Travanut. Oggi, intanto, i consiglieri tornano a riunirsi per preparare la legge sui costi della politica, attesa per il voto definitivo nella seduta del 30 luglio.

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