In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

«Il petrolio di Trieste alimenta un terzo del mercato tedesco»

Ulrike Andres, presidente di Tal e ad di Siot: «Nel terminal più sbarchi per rifornire la raffineria di Karlsruhe»

2 minuti di lettura

TRIESTE. Un terzo della Germania verrà approvvigionato dal petrolio sbarcato nel terminal Siot di Trieste. Il gruppo Tal, gestore del più importante oleodotto europeo con 42 milioni di tonnellate all’anno, sta mantenendo l’impegno assunto alla fine del 2012: aumentare il flusso di greggio che arriva nelle “pipelines” del porto giuliano e che viene poi inoltrato verso Austria, Cechia, Germania.

L’obiettivo strategico di questa “offensiva” petrolifera è soprattutto una città tedesca nel Land del Baden-Wuerttemberg: Karlsruhe, che ospita un importante impianto di raffinazione, in passato solo parzialmente raggiunto dal greggio adriatico. L’Austria è già “coperta” per il 90%, la Cechia lo sarà al 50% rispetto al precedente 30%.

I numeri del primo quadrimestre 2013 confermano la volontà di Tal: da gennaio ad aprile sono già affluiti 13,3 milioni di tonnellate, con una crescita del 36% rispetto all’analogo periodo del 2012.

Ulrike Andres, nella duplice qualità di presidente della Tal e di amministratore delegato della Siot, è protagonista di questo cambio di velocità. Austriaca, sposata e madre di due figli, una carriera manageriale nel gas e nel petrolio, un biennio di presidenza dell’Aegpl (European association of liquified gas companies)a Bruxelles, Ulrike Andres è buona conoscitrice del business energetico. Tant’è che l’hanno messa a capo del Consorzio energia di Trieste.

Presidente, quali fattori hanno determinato la maggiore competitività dell’approdo triestino?

Il primo fattore è che il terminal di Marsiglia non alimenta più gli impianti di Karlsruhe, dove si è scelto di puntare completamente su Trieste, ritenuta più veloce ed efficiente. Questa decisione comporta che un Land importante come il Baden-Wuerttemberg venga approvvigionato al 100% dal greggio sbarcato in Adriatico. Laddove si consideri che la Baviera era già servita al 100%, si comprende come un terzo della Germania dipenda dal petrolio veicolato dal Tal. Ma questo è solo un aspetto della nostra strategia di crescita nell’Europa centro-orientale: infatti contiamo di portare al 50% la quota detenuta nella Repubblica Ceca.

Questo rafforza le ragioni dell’investimento su Trieste.

Dal 1967 la nostra presenza a Trieste è forte e costante. Rappresentiamo il 75% del traffico portuale, abbiamo un centinaio di dipendenti diretti cui s’aggiungono 500 posti nell’indotto. Ogni nave significa, tra tasse e servizi, 75 mila euro. Ogni anno 70 milioni di euro vengono conferiti dalla Siot al sistema economico italiano. L’obiettivo è incrementare il traffico del 20%, portando 500 navi. Trieste supererà Marsiglia e diventerà il primo porto petrolifero del Mediterraneo, mentre in Europa solo Rotterdam movimenta volumi maggiori.

Non temete la concorrenza di alternative energetiche al petrolio?

Perlomeno per altri vent’anni il petrolio non avrà forte concorrenza, soprattutto per quanto riguarda i mezzi di trasporto. Anche se, indubbiamente, il mercato dell’energia sta cambiando: si trova gas in abbondanza e questo giova al prezzo. Si comincia a estrarre davanti alle coste della Croazia, Stati Uniti e Qatar sono già importanti esportatori. Grandi gasdotti, come “Nabucco” e “South Stream”, riforniranno l’Europa occidentale, che spero sappia diversificare i mercati di acquisto e non commetta l’errore nel quale era caduta l’Ucraina. Ma è anche vero che vengono scoperti, per esempio negli Usa e in Canada, nuovi giacimenti di petrolio: l’approvvigionamento si manterrà su buoni livelli, il prezzo non dovrebbe subire grandi scostamenti, nonostante i maggiori costi dovuti all’estrazione sottomarina.

A proposito di gas,cosa pensa riguardo l’eventuale realizzazione di un rigassificatore vicino al vostro terminal?

Dubito che Trieste sia il luogo più adatto per operazioni di questo tipo. Basta osservare le caratteristiche e le dimensioni della baia di Muggia. Penso che sarebbe più opportuno un impianto “offshore”. E comunque un eventuale rigassificatore non dovrà in alcun modo condizionare il movimento delle petroliere dirette al terminal Siot. Vorrei, inoltre, vedere il progetto di Snam sulla “sea-line”: ritengo che tutte questi proposte dovrebbero essere vagliate contestualmente.

Però Trieste ha bisogno di nuove leve di sviluppo. Chiuderà anche la Ferriera...

Certo, ma la leva esiste già ed è il porto. Mi pare che Trieste abbia un po’ perso i contatti con l’Europa centro-orientale, che preferisce utilizzare le banchine di Amburgo. Quando parlo di porto, mi riferisco al traffico commerciale, non alle gasiere ... Mi sembra che proprio dal punto di vista portuale la vicina Capodistria si muova più velocemente di Trieste, questo mi fa un po’ male.

I commenti dei lettori