Budapest riabilita svastica, falce e martello
La Corte costituzionale dichiara illegittima la legge che vieta l’uso dei simboli dei regimi totalitari

BELGRADO. Budapest fa marcia indietro, “costretta” dalla sua Corte costituzionale. Con una risoluzione che farà assai discutere nel Paese, la Consulta ha dichiarato illegittima la norma del codice penale che «proibisce l’uso dei simboli dei regimi totalitari», dalla falce e martello alla svastica. Una norma che decadrà dal «30 aprile 2013», hanno spiegato i giudici magiari in una precisa nota illustrante le motivazioni della loro decisione.
Una decisione che riguarda l’assai controversa «sezione 269/B dell’Atto IV del codice penale», che vieta l’esposizione in pubblico e l’uso «della stella rossa» e di «altri simboli totalitari». Una mossa obbligata dopo la recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha condannato Budapest a risarcire un membro del disciolto Partito dei lavoratori, Janos Fratanolo, che aveva esposto nel 2006 un poster con la stella rossa e perciò era stato punito con un’ammenda salata. Ammenda che aveva di fatto limitato la sua «libertà d’espressione», si era pronunciata la Corte di Strasburgo. Sebbene la norma del codice penale fosse «giustificata dalla protezione della dignità umana e dei valori costituzionali», essa delinea «comportamenti criminali» una serie troppo ampia e «non sufficientemente chiara» di atti e non indica con certezza quali precisi simboli e modi d’esposizione possano caratterizzare l’eventuale reato, ha chiarito la Consulta. Consulta che, va sottolineato, si è spaccata sul verdetto, con ben cinque giudici su quindici che hanno espresso pareri dissonanti sul delicato caso dei simboli. Ma il giorno dopo l’abolizione del divieto, in Ungheria si è alzata forte la voce di altre persone che richiedono nuove proibizioni. Sono quelle riunite in “Mazsihisz”, l’associazione ebraica più importante nel Paese, che ha ieri rivolto una richiesta al governo. Basta con le vie intitolate al controverso ammiraglio Horthy, «alleato di Hitler», colui che «assistette alla deportazione degli ebrei» ungheresi verso Auschwitz da parte dei nazisti, ha informato la televisione pubblica israeliana, dando ampio spazio alla petizione degli ebrei ungheresi. Horthy che rimane ancora oggi una figura che divide gli storici, tra chi lo accusa di aperta connivenza con Berlino e chi ne sottolinea invece la presunta resistenza nel collaborare con Hitler. Ma per la Mazsihisz Horthy avrà sempre sulla coscienza «la responsabilità diretta dell’uccisione di centinaia di migliaia ebrei ungheresi» e della firma delle leggi razziali. Argomenti che non hanno impedito martedì scorso di titolare una via al controverso ammiraglio nella cittadina di Kunhegyes. E lo stesso è avvenuto in passato anche a Gyomro. Per non parlare della statua a grandezza naturale dedicata a Horthy, inaugurata nella cittadina di Kereki e dopo pochi giorni da ignoti imbrattata con vernice rossa, appeso al collo l’eloquente cartello «genocida, criminale di guerra». (s.g.)
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