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Delitto di Monfalcone, in cella figlio di un pizzaiolo di Duino

Si chiama Michele Carannante e ha 19 anni il giovane in carcere da sette giorni con l’accusa di aver ucciso Riccardo Degrassi

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Si chiama Michele Carannante, nato a Trieste e residente a Duino, il diciannovenne indagato per l’omicidio del portuale staranzanese Riccardo Degrassi, ucciso in via Marco Polo, a Panzano, nella notte tra venerdì e sabato della scorsa settimana.

Il giovane attualmente in carcere, su disposizione del Gip Paola Sant’Angelo, per i gravi indizi a suo carico, è figlio di Enzo Carannante, titolare della pizzeria-ristorante “Da Ciro”.

La madre, originaria dell’Est, artista di circo, dopo la separazione, già diversi anni fa, è ritornata nel suo Paese di origine, con la sorella.

Michele, invece, decise di restare con il padre, seguendolo anche nella sua attività di pizzaiolo-ristoratore. Il ragazzo aveva frequentato l’Istituto tecnico Einaudi di Staranzano, nella sezione commerciale. Aveva anche intrapreso le arti marziali, facendosi subito notare nella specialità di kickboxing, per la quale divenne anche campione mondiale. Un giovane appassionato anche di altre discipline sportive, compresa la boxe. Chi lo ha conosciuto ha riferito che Michele orbitava nell’area di destra, orientamento assorbito dal padre. È sempre stato l’orgoglio del padre, per i suoi risultati sportivi in particolare, ma non mancava neppure di aiutare a mandare avanti la pizzeria-ristorante fondata dal nonno Ciro. Michele Carannante ora è in carcere, dopo che il Gip Paola Sant’Angelo, nel disporre la misura cautelare per i gravi indizi, non ha invece convalidato il fermo, perchè non sussiste il pericolo di fuga.

Il ragazzo ha deciso di non parlare, avvalendosi della facoltà di non rispondere sia durante l’udienza di convalida, sia in sede di interrogatorio di garanzia. Una scelta che tiene conto proprio della sua posizione di indagato, in attesa peraltro di capire quale sia la consistenza dei “gravi indizi” sostenuti dalla Procura. Perchè rimane ancora da chiarire come le forze investigative dei carabinieri siano arrivate a individuare il ragazzo e su quali elementi indiziari si è basata la scelta della misura cautelare in carcere. Si attende pertanto di conoscere la reale situazione dell’indagato. Come pure se nella morte del 38enne portuale potessero essere coinvolte più persone, un’ipotesi comunque alla quale gli inquirenti stanno lavorando, mantenendo ancora aperte le piste.

Quella notte tra venerdì e sabato della scorsa settimana Riccardo Degrassi è stato aggredito e poi “finito” con un vaso portafiori in via Marco Polo, a poca distanza dalla sua abitazione, dove stava facendo rientro. Il contenitore in terracotta con il quale il portuale è stato colpito al capo, è stato recuperato da un giardino vicino. Potrebbe dunque essere stata tutta opera del diciannovenne, riuscire ad avere la meglio sul 38enne, pure dotato di una certa prestanza fisica, e colpirlo con quel vaso portafiori dopo aver scavalcato il recinto del giardino dov’è stato prelevato? Tutti aspetti che attendono chiarimenti. Sicuramente i risultati dell’autopsia potranno fornire importanti elementi per capire la modalità dell’omicidio. Intanto restano gli interrogativi aperti, compreso il movente di questo delitto che ha profondamente turbato la città e la comunità di Panzano. La Procura continua a mantenere lo stretto riserbo sulla vicenda, in questa fase preliminare delle indagini. Il procuratore capo Caterina Ajello ha tuttavia annunciato l’intenzione di convocare una conferenza stampa nell’arco di una quindicina di giorni, per stabilire i contorni dell’evento. La comunità monfalconese attende che sia fatta luce quanto prima su cosa è veramente accaduto a Riccardo Degrassi, ed il motivo di un simile destino.

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