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Persa ogni speranza di trovare la triestina sparita a Lussino

Maria Vassallo era scomparsa il 31 luglio. Tutte le segnalazioni e le ricerche del figlio sono state vane Si allontana l’ipotesi dell’annegamento. Nella sua stanza sono stati rinvenuti entrambi i costumi

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Per chi voleva bene a Maria Vassallo - anzi, per chi le vuole bene, fino a prova contraria - quella di San Silvestro è stata una notte di non-festa. Non era il primo Capodanno da celebrare senza una persona cara. Molto peggio. Nessuno, nel 2012 che se n’è andato, l’ha potuta salutare. Nemmeno con un funerale. Il suo destino resta ignoto. Né il mare, né la vegetazione, né una casa abbandonata lungo la costa croata hanno restituito un corpo. Niente ha ancora potuto dar pace, nel bene o nel male, ai familiari.

Il 31 dicembre, per giunta, ricorreva il quinto mese dalla sua scomparsa, consumata in quel paradiso estivo chiamato Lussino. Maria Vassallo è, infatti, la 74enne triestina residente in via Combi svanita nel nulla dallo scorso 31 luglio. Il nuovo anno, dopo un San Silvestro col groppo, sta consolidando la lucidità di Marco Garbelli, il figlio, che può ben dire di averla cercata ovunque. Ha tappezzato di volantini con foto autostazioni e terminal traghetti della Croazia. Ha tenuto contatti continui con funzionari di consolato e investigatori di polizia di fuori. Ha organizzato lui stesso battute nei boschi e sulle spiagge di Lussino e dintorni. Tutto inutile. «Finché non arriverà un’evidenza - ammette Garbelli - per me tutto è ancora possibile. Ma nel cuore. Nella testa no, penso sia finita». Un sussulto alle speranze della famiglia dell’anziana - scomparsa mentre si trovava in vacanza da sola, in una pensione di Lussingrande a pochissimi passi dalla casa dei parenti del posto, occupata in quei giorni da altri parenti arrivati dall’America - lo si era avuto a metà settembre, quando una coppia bolognese aveva testimoniato in tv a “Chi l’ha visto” di aver scambiato due parole con una donna che aveva detto loro di essere italiana, e che le assomigliava molto, vicino alla spiaggia di Volosca, ad Abbazia. «Dovevo già essere in Italia, ma sono stata chiamata dal Signore». Strano approccio. Era il 17 agosto. «Ma quella - la constatazione di Garbelli - si è rivelata essere una segnalazione non corretta. Dopo la trasmissione mi sono subito recato ad Abbazia, ma non è seguita alcuna ulteriore segnalazione, né dalle visite alle due parrocchie del posto, né tramite il consolato o la polizia, né in seguito ai poster con le foto lasciati lì in gran quantità. Doveva trattarsi di una signora croata che poteva vagamente ricordare mia madre. Tutto è finito in un buco nero». Da allora, era metà settembre, il silenzio. «Non sono arrivate notizie, né positive, né negative - aggiunge il figlio di Maria Vassallo - benché io sia rimasto sempre in contatto con la polizia croata, che mi ha confermato di aver cercato inutilmente persino nelle case disabitate della zona in cui io non ero riuscito a guardare in quanto inaccessibili, chiuse». L’unica novità, che invece di restringere il campo lo allarga, è un particolare, di cui Garbelli è venuto a conoscenza di recente: «Prima di partire, mia mamma si era fatta aiutare, nel preparare la valigia, da un’amica. Questa mi ha raccontato che nella valigia avevano sistemato due costumia, gli stessi che sono stati rinvenuti nella stanza della pensione. A meno che non ne abbia aggiunto poi un terzo, o che se ne sia comprata fuori uno nuovo, la percentuale che si sia sentita male in mare è ancor più limitata. Anche per questo tutto, in linea teorica, è ancora possibile. Ma devo restare nella razionalità, non posso prendere l’auto e girare a casaccio tutta l’ex Jugoslavia».

@PierRaub

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