Professori, in vetrina il «lavoro sommerso»
Al Volta 35 docenti di più scuole riuniti nel pomeriggio per mostrare pubblicamente quanto ci sia da fare oltre alle lezioni

Seduti ognuno al proprio banco nell'atrio d'ingresso della scuola muniti di fogli, penne rosse e personal computer. È andata in scena così la dimostrazione del «lavoro sommerso» di 35 professori riunitisi ieri pomeriggio all'istituto tecnico industriale Volta. Una protesta nata in seguito alla paventata proposta da parte del ministero dell'Istruzione di aumentare da 18 a 24 ore settimanali l'obbligo di cattedra. Il tutto a parità di salario.
Magari un po' attempati e con qualche ruga, ma con la voglia di lottare e di far sentire alta la propria voce, gli oltre 30 professori sono arrivati da cinque istituti superiori cittadini: Petrarca, Carducci, Carli, Da Vinci e naturalmente Volta. «Oggi mi dedicherò a correggere i compiti dei ragazzi di terza», spiega l'insegnante di inglese del Volta Lucia Benci. «Io invece ho le provette di quelli di prima», le fa eco Francesca Vernier, professoressa di chimica dello stesso istituto. Altri docenti hanno invece impiegato il tempo pomeridiano a preparare le lezioni e i compiti per i prossimi giorni.
«Purtroppo c'è il falso mito che il nostro lavoro sia limitato all'insegnamento per 18 ore alla settimana: adesso vogliamo dimostrare pubblicamente che non è così», spiega il professore di Elettrotecnica del Volta Paolo Bruno. «Prepariamo i compiti, li correggiamo, compriamo la carta a nostre spese, dedichiamo tantissime ore al nostro lavoro lontano dalla scuola – prosegue Bruno – visto che non ci viene riconosciuto, è giusto che tutti ci vedano».
Il malumore dei professori arrivati in via Monte Grappa è lampante. «Vogliamo protestare per dare dignità alla scuola e quindi agli studenti», recitano quasi in coro. Una dignità non sempre compresa dai genitori degli alunni. «C'è chi ci considera una casta, ma io mi chiedo quali privilegi e quali poteri abbiamo noi che non abbiamo neanche la possibilità di poter ambire a progredire professionalmente visto che i gradoni stipendiali sono stati bloccati», spiega una docente. Ma c'è anche chi porta l'esempio di solidarietà arrivati da mamme e papà. «Il messaggio è passato o sta passando tra i genitori – aggiunge Bruno – il vero problema è il ministero». A questo proposito il quadro proposto dal Volta sul silenzio che giunge da Roma è davvero inquietante. A tutt'oggi la segreteria amministrativa non conosce gli importi per il fondo d'istituto e per i corsi di recupero. In sintesi tutti i progetti che contraddistinguono la scuola - sportello didattico per gli studenti, corsi per le scuole medie, ma anche i viaggi d'istruzione e le visite guidate - non possono essere programmati perché a rischio.
La protesta del lavoro sommerso proseguirà ancora oggi. Domani molti professori si prepareranno per andare a Roma: sabato, nella capitale, c'è lo sciopero della scuola.
Riccardo Tosques
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