Hera: con AcegasAps i ricavi voleranno a quota sei miliardi
A Bologna via libera al piano industriale post-fusione Il margine operativo fino al 2016 crescerà a un miliardo

TRIESTE. Nel 2016, se le previsioni saranno azzeccate, la “grande Hera”, che ha appena annesso AcegasAps, produrrà i seguenti numeri: 6 miliardi di ricavi (+38% rispetto al 2011), quasi un miliardo di margine operativo lordo (+53%), 543 milioni di reddito operativo (+62%). Investirà poco meno di 1,9 miliardi, a un ritmo di quasi 400 milioni all’anno: destinerà i due terzi alle reti di distribuzione.
Migliorerà la posizione finanziaria netta, ovvero la situazione debitoria, che si attesterà a 2,6 miliardi con un rapporto del 2,7 rispetto al mol, in sensibile decremento rispetto all’attuale 3,1. Il “return on investments” intende superare il 10%, con quasi due punti in più rispetto all’ultimo bilancio.
Il gruppo si muoverà lungo 8 direttrici di azione, una delle quali prefigura strategie ambiziose: la possibilità di ulteriori acquisizioni “in coerenza con le logiche territoriali e dei core business”. La vocazione “multiutility”si esplicherà su tutti i versanti operativi oggi coperti: gestione della distribuzione (acqua, elettricità, teleriscaldamento), ambiente, vendita di gas ed energia.
Ieri mattina il consiglio di amministrazione Hera (di cui dopo il 1°gennaio 2013 faranno parte Cesare Pillon e Giovanni Perissinotto), riunitosi a Bologna, ha varato il piano industriale del gruppo dall’inizio del 2013 al 2016, comprendendo la neo-acquistata AcegasAps: è, quindi, il primo documento programmatico del nuovo corso post-incorporazione, i cui contenuti verranno in seguito illustrati al patto di sindacato e al mercato.
Già nel pomeriggio di ieri i vertici societari si sono confrontati con gli analisti finanziari durante una conference-call. Il presidente Tommasi di Vignano e il responsabile finanziario Venier hanno chiarito che riferimento fondante del piano è il mantenimento della politica di dividendi in linea con gli esercizi precedenti, prevedendo una base annua di almeno 9 centesimi per azione.
Nel quadro di una strategia all’insegna della continuità - ha sostenuto Tommasi - obiettivo fondamentale saranno le gare per la distribuzione del gas. Dal piano industriale si evince che il margine operativo lordo, relativo alla filiera distributiva, crescerà nel 2016 dagli attuali 294 milioni ai 466 milioni.
Il comparto ambientale si avvarrà, oltre che degli asset di AcegasAps, dell’impianto molisano Energonut di Pozzilli, che viene acquistato da Veolia e per il quale si attende disco verde dall’Antitrust. Il “mol”, previsto da raccolta e trattamento dei rifiuti, dovrebbe passare dai 194 milioni del 2011 ai 331 milioni del 2016.
L’ultima annotazione concerne le attività commerciali legate a gas e a energia elettrica, il cui margine è previsto anch’esso in aumento dai 138 milioni del 2011 ai 170 milioni auspicati a fine quadriennio.
Sono cifre che proiettano la “grande Hera” nei luoghi altissimi della classifica nazionale dedicate alle multiutility, a tallonare, se non addirittura a supeare, la milanese-bresciana A2a. Luoghi altissimi della classifica dove una prossima azionista di peso, come la Cassa depositi e prestiti mediante il Fondo strategico, vuole rafforzare la posizione di Hera, rendendola addirittura capolista. La strada, secondo indiscrezioni del “Corsera”, non passerebbe dal grande risiko settentrionale, ma da una rete aggregativa stesa tra la Toscana, le Marche, il Veneto. L’indebitamento più basso rispetto agli altri soggetti del campo e la buona redditività hanno convinto il Fondo, guidato da Giovanni Gorno Tempini e da Maurizio Tamagnini, a individuare nel “blocco” nordorientale organizzato da Hera il più affidabile interlocutore del settore.
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