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Terza corsia A4, Roma frena sui 150 milioni di garanzia

Il ministro Grilli perplesso sulla cifra “di garanzia”: sarebbe aiuto di Stato a una spa privata. Tondo cercherà di convincerlo

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TRIESTE. Dopo lo stop all’assestamento di bilancio 2011 rischia grosso anche la manovra 2012. La Regione rimane sotto tiro del governo e, nel “pacchetto” delle norme ritenute “fuori legge”, a quanto filtra da Roma, ci sarebbero pure i 150 milioni di garanzie per l’operazione terza corsia. Un ipotetico “buco” di bilancio. Non solo: un aiuto di stato a una spa con soci privati. Vicenda evidentemente rilevante nella fase calda delle trattative con le banche per un prestito da 2,3 miliardi di euro per l’allargamento della A4 Venezia-Trieste.

Tra due settimane, il 28 settembre, è fissata tra l’altro la scadenza per le manifestazione d’interesse degli istituti di credito. E’ il secondo bando dopo quello senza esito di un anno fa: stavolta non si può proprio fallire. Nell’attesa che il sistema finanziario faccia i suoi conti, da Roma arriva il tam-tam di più di una perplessità da parte del governo dei Professori sulla garanzia regionale infilata in una legge di bilancio. Il più contrario sarebbe il ministro dell'Economia Vittorio Grilli, al punto che Renzo Tondo mediterebbe una missione nella capitale (non ancora in agenda, precisano fonti regionali) allo scopo di convincerlo a non mettersi di traverso, a non stoppare in sostanza la norma della manovra estiva che autorizza la Regione a prestare garanzie fino a 150 milioni di euro a favore di Friulia e delle società detenute per reperire le risorse necessarie alla terza corsia sulla A4 Trieste-Venezia.

Il consiglio dei ministri si deve esprimere la prossima settimana e la Regione cercherà di convincerlo preventivamente della bontà e della legittimità dell’operazione. Ma, stando alle indiscrezioni, il governo è convinto che, visto il decremento in tempi di crisi dell’uso dell’autostrada e il probabile aumento dei costi dell’opera, la garanzia si renderà realmente necessaria e, di conseguenza, provocherà un debito fuori bilancio.

Ovvero, è il secondo grande punto interrogativo, la garanzie costituirebbe aiuto di stato trattandosi di un beneficio a favore di una società non interamente pubblica. Il concetto dell'Unione Europea di impresa è infatti assai ampio e include qualsiasi soggetto che svolge un’attività economica, indipendentemente dalla forma giuridica o dalle fonti di finanziamento. Quindi possono rientrare in questo quadro anche un’associazione senza scopo di lucro o un ente pubblico se svolgono un’attività economica – offerta di beni o servizi su un determinato mercato – potenzialmente aperta alla concorrenza.

Secondo il Pd, che si è a lungo battuto contro lo stanziamento dei 150 milioni, l’intervento governativo potrebbe concretizzarsi in un’impugnazione, l’ennesima, di una legge regionale, in questo caso dell’ultimo assestamento di bilancio. Gianfranco Moretton, un attimo dopo lo stop della Consulta a varie norme delle variazioni 2011, ha anticipato appunto l’ipotesi di un bis: «La bocciatura di articoli dell’assestamento di bilancio di un anno fa è solo primo passo. Ne seguiranno altri, a conferma del fatto che il presidente Tondo non ascolta le nostra raccomandazioni di buon senso e prudenza».

Oltre ai 150 milioni in ballo per la terza corsia, potrebbe venire segnalata come illegittima pure l’anticipazione di cassa di 100 milioni di euro serviti ad alimentare i fondi di rotazione per le attività produttive. Solo due giorni fa la Corte costituzionale era intervenuta sulle legge 11 del 2011 impallinando varie norme sul personale, all’epoca nelle mani di Andrea Garlatti, un paio di nomine in sanità, perfino alcuni contratti di lavoro della scuola dei merletti di Gorizia. La magistratura ha stoppato un totale di 16 commi della manovra estiva 2011 all’interno degli articoli 2, 7, 10, 12 e 13. In sei casi ha dichiarato l’illegittimità costituzionale, in altri ha considerato cessata la materia del contendere in seguito a successive abrogazioni del Consiglio regionale; in quattro situazioni, infine, ha ritenuto non fondate le questioni di legittimità.

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