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Il rapinatore solitario diventa “ereditiero”

Fabrizio Gianesello assolto dall’omicidio della prima consorte ha preso possesso dei beni della seconda

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Tre anni fa Fabrizio Gianesello è stato assolto dall’accusa di aver ucciso la moglie. Ma da pochi giorni è rimasto nuovamente vedovo. Questa volta ereditando un tesoretto del valore di 500 mila euro.

L’ex salumiere ha 57 anni e vive a Muggia nella villa della defunta consorte. Uscito dal carcere di massima sicurezza di Tolmezzo nel luglio del 2009, dopo oltre un anno e mezzo ha incontrato una nuova compagna. Lei, più anziana, malata, debole, costretta alla dialisi ha visto in lui un aiuto. Forse nemmeno conosceva il passato del passato del suo compagno. Probabilmente non conosceva i dettagli della vita di colui che venne definito il “rapinatore solitario” e che in pochi mesi aveva messo a segno ben sette colpi a mano armata e un sequestro di persona per cui è stato condannato a sette anni e sei mesi scontandone, grazie all’indulto e a sconti di pena per buona condotta, la metà.

Dopo pochi mesi dall’incontro i due si sono sposati, seconde nozze per Gianesello. Insieme hanno vissuto per un paio d’anni in una villa a Muggia di proprietà della donna. Poi l’aggravarsi del suo stato di salute, il ricovero in ospedale e il recente decesso.

Sulla morte della prima moglie, Elisabetta Marion, malgrado Gianesello sia stato assolto, è rimasta comunque un’ombra. Il pm all’epoca era convinto che fosse stato proprio Gianesello a ucciderla nel 1999 gettandola dalla finestra della loro abitazione di via Ercole Miani. In prima battuta quella morte venne archiviata come “suicidio”. Ma furono le presunte confidenze fatte al compagno di cella, Gianni Kufersin, a far riaprire il caso. Kufersin aveva riferito tutto alla Polizia. Il rapporto era finito sul tavolo dell’allora pm Maurizio De Marco che aveva riaperto il caso indagando Gianesello come responsabile dell’omicidio volontario pluriaggravato. Non solo. Successivamente, dal supercarcere di Tolmezzo Gianesello aveva inviato una lettera al gestore del «Green bar» di Valmaura chiedendogli di presentarsi ai giudici e di raccontare la versione suggeritagli: “Devi dire che Elisabetta era depressa perché aveva saputo che io avevo un’altra donna e che lei ti aveva parlato dell’intenzione di uccidersi”.

La lettera era stata intercettata. Il procuratore generale Giuliano Cremese aveva chiesto l’ergastolo. Ma i giudici della Corte d’Assise d’Appello il 3 luglio del 2009 l’hanno assolto. E ora Gianesello è libero e benestante.

Laura Tonero

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