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«Case Ater svendute a Trieste per far cassa a Udine e Tolmezzo»

Allarme lanciato da Rosolen (Un’Altra Regione): «L’Agenzia unica voluta dalla giunta Tondo impoverirà il patrimonio cittadino». Il presidente Lobianco: «I soldi delle nostre cessioni rischiano di finire altrove»

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«L'Ater unica regionale è un calderone in cui il patrimonio immobiliare triestino rischia di venir venduto per finanziare nuovi investimenti nel resto della regione». È l'allarme lanciato ieri dal consigliere regionale di "Un'altra regione" Alessia Rosolen in una conferenza stampa sul problema della casa: «Trieste vanta il patrimonio immobiliare più ricco, 13mila alloggi sui 30mila in regione, e ha 110 anni di storia di edilizia sociale - ha spiegato Rosolen-. Il progetto della Regione, con il commissario unico, consiste nel cedere gli appartamenti vecchi per costruirne di nuovi, senza alcun vincolo territoriale. Il rischio è che si proceda a svendere le case di Trieste, per costruirne di nuove a Tolmezzo o Udine. Non c'è alcuna garanzia che il ricavato venga reinvestito sul nostro territorio».

L’allarme trova conferma nelle parole del presidente dell'Ater di Trieste Rocco Lobianco: «L'interrogativo di Rosolen è legittimo - ha spiegato al telefono Lobianco -. Non sta scritto da nessuna parte che i soldi ricavati dall’ipotetica vendita di beni triestini debba venir impiegata nello stesso territorio. Ci fossero delle garanzie scritte potremmo escluderlo, purtroppo non ci sono». Rosolen ha accompagnato la sua denuncia a un attacco politico all'assessore regionale all'Edilizia pubblica, Riccardo Riccardi: «Gestisce le Ater da quasi due anni - ha detto -. In questo periodo abbiamo assistito a un diluvio di dichiarazioni di intenti e proclami, ma mancano i fatti». Secondo Rosolen la giunta e l'assessore non sono riusciti a sfornare una regolamentazione del settore comune a tutta la regione né a avviare una vera revisione del sistema: «Alla fine, per coprire il vuoto, si pensa di procedere con il commissario unico perché in quattro anni non si è stati capaci di adeguare la visione politica del “sistema casa” a fronte di una crisi che ha colpito soprattutto le fasce più esposte. La politica abdica al suo ruolo, scaricando le responsabilità su una sola persona».

Il consigliere ha inoltre presentato le 500 firme raccolte tra gli inquilini Ater di Trieste contro l'aumento del canone. «Un altro problema annoso - ha detto -. L’incognita Imu è dietro l’angolo, c’è il rischio concreto che i costi e gli affitti lievitino, eppure la Regione è del tutto assente. Non ha coinvolto i parlamentari per pianificare una strategia che contenesse l’impatto dell’Imu, non ha convocato un tavolo di confronto con i Comuni per stabilire quale tariffa applicare, non ha pensato ad alcun accorgimento o correttivo per proteggere i cittadini e risolvere disparità territoriali che penalizzano sempre e solo i cittadini». Ne deriva una situazione in cui alcuni degli inquilini Ater di Trieste si trovano a fronteggiare rincari del canone fino al 30%, ha affermato Rosolen. «Ricordo che, grazie al governo Monti, gli alloggi Ater pagano l’Imu, le fondazioni bancarie no - ha aggiunto -. In compenso, il presidente Tondo ha deciso di fare dell’Ater un capro espiatorio, da ghigliottinare in pubblica piazza per poter poi rivendicare il merito di aver abbattuto i costi della politica. Questo è populismo allo stato puro, che non risolve i problemi e tenta di raggirare l’opinione pubblica». Il consigliere comunale Franco Bandelli ha promesso battaglia anche in Consiglio comunale: «Stiamo preparando degli emendamenti per tutelare l'edilizia popolare - ha detto -. È chiaro comunque che non si può andare avanti a tagliare i servizi». Rosolen ha infine puntato l’indice contro la giunta per aver «aperto il manuale Cencelli per spartire tra Udine e Trieste le future sedi di Ater ed Erdisu. Peccato che, comunque vada, Trieste ci perderà, visto che porta in dote più servizi e un più consistente patrimonio immobiliare. Ma, si sa, il presidente bada bene a innaffiare l’orticello di casa». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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