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Alloggi popolari, la rivolta dei presidenti

L’udinese Vuga ha rotto il ghiaccio. E ora si profilano “dimissioni di massa” contro il commissariamento imposto da Tondo

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UDINE. L’effetto Vuga potrebbe essere contagioso. I vertici delle Ater del Friuli Venezia Giulia stanno meditando le dimissioni di massa. Sussurrate, ancora lontane dall’ufficialità, ma ritardate solo da «un senso di responsabilità», spiegano ambienti aziendali. È periodo di bilanci consultivi e di adempimenti burocratico-amministrativi, lasciare adesso non si può. Ma, entro poche settimane, la via del commissariamento decisa dalla giunta Tondo porterà più di un presidente Ater al passo indietro volontario.

La rivolta dei presidenti

Non accettano di essere considerati inutili. Respingono la targa «rami secchi» che peraltro Riccardo Riccardi, l’assessore competente, non ha mai usato. Difendono una gestione del patrimonio casa che giudicano «fondamentale per la società regionale». E dunque, di fronte all’ipotesi di vedere le Aziende commissariate, sembrano intenzionati ad andarsene prima. Come ha fatto Attilio Vuga a Udine. Come potrebbe fare Giovanni Zandegiacomo Riziò, presidente dell’Ater di Gorizia che rimanda le decisioni al cda di domani.

Trieste approva Vuga

Di certo l’addio di Vuga è condiviso da Rocco Lobianco, presidente dell’Ater di Trieste: «Totale solidarietà a una persona che stimo e che si è sempre dimostrato uomo e amministratore serio e corretto». Quindi il rilievo che «le attuali amministrazioni Ater, dal luglio 2010 quotidianamente in prima linea ad affrontare problemi enormi, operano per realizzare gli indirizzi programmatici ricevuti in sede di nomina dalla giunta». E ancora: «Fin dal nostro insediamento abbiamo chiesto comunemente le poche, ma improcrastinabili misure che ci consentissero di governare il sistema dell’edilizia popolare. Altro che “commissariamento e Ater unica”». Lobianco chiede «rispetto», in particolare per l’Ater triestina «che ha 110 anni di storia, è nata dal nostro Consiglio comunale senza chiedere nulla a nessuno, oggi gestisce quasi 13mila alloggi e ha ricadute rilevantissime sull’economia». Il commissariamento? «Una cosa positiva c’è: senza obblighi istituzionali, saremo tutti più liberi di dire ciò che pensiamo».

I numeri di Gorizia

Anche Zandegiacomo ricorda i numeri virtuosi di Gorizia: «Contiamo 4.700 alloggi di cui circa 4.100 di proprietà, il canone minimo d’affitto è di 40 euro al mese, quello medio di 110, recuperiamo 100 alloggi all’anno tra quelli di risulta, stiamo costruendo 150 unità e altre 100 sono in corso di progettazione, un totale di investimenti di 45 milioni di euro. La Regione ha il potere di intervenire perché l’esigenza della razionalizzazione è corretta e noi, da presidenti, non possiamo contestare. Ma è evidente che le Ater regionali non meritano di essere paragonate a carrozzoni o enti inutili».

L’ipotesi di due o tre aziende

La rivolta dei presidenti, pure con il gesto eclatante delle dimissioni, difficilmente cambierà però il corso della vicenda Ater. Altra cosa, invece, la definizione del nuovo assetto. Se il commissariamento è ormai sicuro, la soluzione di un’unica Azienda è ancora in discussione. Non è escluso che, dopo la ricognizione dei prossimi mesi, si decida di scegliere una linea morbida, con due o tre enti. Lo stesso Riccardi, al momento, si è limitato ad annunciare genericamente la necessità di «un nuovo modello organizzativo». Del resto si parla di un patrimonio enorme: quasi 30mila immobili, con 100 mila persone ospitate. Non facile né automatico passare da cinque a una sola Ater.

La razionalizzazione del Pd

In un intervento molto critico sulla riforma taglia-sprechi («Situazione confusa e pasticciata»), Gianfranco Moretton invita a lasciar perdere «costose e infinite gestioni commissariali» e propone la ricetta del Pd: «Basterebbe cancellare gli attuali cinque cda e collegi dei revisori sostituendoli con un unico organo monocratico, per risparmiare più di 350mila euro ogni anno. E si potrebbe poi pensare a una razionalizzazione dell’attuale rappresentanza territoriale delle Ater per ottenere altri, consistenti risparmi».

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