I fiori per il figlio ucciso danno fastidio
A Monfalcone negozianti e residenti costringono la madre del ventenne accoltellato a spostare l’altarino dalla galleria

MONFALCONE. «Via quell’altarino dalla “nostra” galleria». Succede anche questo a Monfalcone. Succede che una foto, alcuni lumini, qualche fiore nel punto dove un ragazzo di vent’anni - Eugen Melinte - tre settimane fa è stato accoltellato a morte possa dare fastidio. Al punto che alcuni commercianti e residenti si sono presi la briga di scrivere al sindaco e ai vigili affinchè venga rimosso l’altarino sistemato dagli amici del ragazzo ucciso con una coltellata alla gola in un angolo della galleria (privata ma con servitù di passaggio) tra via Duca d’Aosta e via Roma. Perchè? Può essere pericoloso, le fiammelle possono causare un incendio. E poi qualcuno potrebbe bruciare tutto.
Ma il peggio è accaduto ieri quando la madre del giovane ucciso, Cornelia Melinte, si è recata nella galleria per posare un vaso di fiori accanto all’altarino. «Sono stata avvicinata da una donna che ha un negozio lì vicino - racconta Cornelia piangendo disperata - e mi è stato intimato di togliere tutto. Mi hanno detto che i lumini possono essere pericolosi, che quella galleria è privata, che dovevo spostare i fiori fuori, sull’aiuola vicina. Ma è questa la solidarietà a me, alla mia famiglia, agli amici di Eugen per la cosa terribile che è accaduta? Io stessa sapevo che prima o poi avrei dovuto togliere da lì quei fiori e quei lumini. L’ho anche detto alla signora: lo farò a poco a poco, mi dia un po’ di tempo. Macchè, è arrivata un’altra donna che si è offerta di aiutarmi a spostare tutto».
Il risultato è sotto gli occhi di chiunque passi per via Duca d’Aosta: foto, pianta, messaggini e lumini ora sono in mezzo a un’aiuola, accanto a un albero alla portata della pipì dei cani. Li ha spostati lì la stessa madre del giovane a fronte del «cortese invito» ricevuto.
«Mi devo operare fra qualche giorno - ha aggiunto Cornelia Melinte -, volevo togliere un po’ alla volta i messaggi degli amici di Eugen, i lumini, fino a lasciare solo un vaso di fiori. Lo volevo fare perchè non so per quanto non potrò più recarmi lì a ricordare mio figlio. Invece l’ho dovuto fare subito. Mi hanno perfino detto: “Tanto guardi che Eugen non torna”».
Versione opposta quella della commerciante: «Non è vero che sono stata aggressiva - afferma -, mi sono avvicinata gentilmente alla signora solo per dirle che quei lumini potevano essere pericolosi. Nient’altro».
La questione, comunque, non è nata ieri. Già quattro o cinque giorni dopo la disgrazia sono arrivate ai vigili urbani le prime lamentele e la richiesta di rimozione dell’altarino dalla galleria.
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