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Il vecchio parroco accusato di pedofilia

Le vittime hanno rotto l’omertà dopo decenni. Il prete denunciato li avrebbe molestati a Bibigne, paese alle porte di Zara

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ZARA. Per anni avrebbe molestato un imprecisato numero di ragazzini che assistevano in chiesa all’ora di catechismo, coperto da un muro di omertà, rassegnazione e paura. Ma qualcuno ha deciso di parlare dopo decenni ed ora il presunto, clamoroso caso di pedofilia è in mano alla Procura statale croata e agli investigatori della Questura di Zara.

Le indagini sono state avviate nei confronti di don Nedjeljko Ivanov, 72 anni, sacerdote emerito e per lungo tempo parroco di Bibigne, piccola località costiera alle porte di Zara. Ivanov, sistemato nella Casa per sacerdoti emeriti dall’anno del suo pensionamento, nel 1996, è stato denunciato pubblicamente da tre uomini, definitisi pluriennali vittime del parroco e che vivono all’estero.

Sono il dottor Nenad Bugarija, residente negli Stati Uniti, Josip Lisica che vive in Svizzera e infine Mate Sindija, da anni in Australia, persone negli anta e che da adolescenti risiedevano in questo villaggio dalmata, sovente al centro di casi di cronaca nera, specie per episodi di violenza o per questioni legate alla droga. Della vicenda si è occupato anche il sindaco di Bibigne, Nino Simunic, che si è detto scioccato delle denunce. «Tutti sapevano e nessuno parlava? Ammetto di non aver udito mai una voce contro don Ivanov, che reputo fino a prova contraria un sacerdote e una persona esemplari.

Non per niente il Consiglio comunale di Bibigne ha deciso di assegnargli il premio municipale per l’opera omnia, avendo contribuito al restauro della vecchia chiesa e alla costruzione di una nuova nella nostra località». Il sindaco ha aggiunto che la decisione sull’eventuale ritiro del premio, dovessero le accuse rivelarsi vere, spetterà pure al parlamentino locale.

Non è rimasto insensibile nemmeno il ministro croato degli Interni, Ranko Ostojic, il quale ha confermato ai giornalisti che il caso del presunto prete pedofilo è quasi certamente caduto in prescrizione. «La Procura statale è al lavoro per capire cosa si possa ancora fare. Purtroppo all’epoca non c’è stata la collaborazione necessaria, né da parte delle vittime, né dei loro familiari o amici. So della proposta che si vorrebbero installare videocamere all’interno delle chiese, ma è una cosa senza senso perché vorrebbe dire generalizzare quanto avviene in questa importante istituzione. Piuttosto non si dovrebbe tacere su episodi del genere, denunciandoli invece apertamente».

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