Il Palazzo in viaggio senza limiti di spesa
Il Veneto mette i paletti? In Friuli Venezia Giulia niente tetti per trasferimenti, pernottamenti e pasti di giunta e consiglieri

TRIESTE. La poltrona, almeno in questo caso, è assicurata. Comoda e confortevole. Di prima classe. Già, perché un viaggio di rappresentanza della casta regionale non prevede limiti. Né in treno, né in aereo, tantomeno in albergo.
Ma, attenzione, non si tratta di un provvedimento salva-privilegi dell’ultim’ora o di un blitz in stile finanziaria. È una legge regionale, la n. 6 del 31 maggio 1965, che profuma di antico. Un comfort che i padri della Regione autonoma hanno ben pensato di mettere al sicuro. Pronto per l’uso.
Ecco che il consigliere, l’assessore e il presidente, potrebbero non badare troppo al portafoglio nell’affrontare una spedizione. Potrebbero ma, a quanto pare, prevale la correttezza. «Non risultano spese fuori dall’ordinario tali da richiedere una legge più restrittiva», conferma il presidente del Consiglio regionale Maurizio Franz. L’Idv è di altro parere: «Talvolta qualcuno utilizza le missioni come una sorta di vacanza», obietta il capogruppo Alessandro Corazza.
Il Veneto ha provveduto, varando una norma ad hoc. La vecchia legge del Friuli Venezia Giulia invece recita così: «Al presidente della giunta e agli assessori, che si recano fuori sede per ragioni del loro ufficio, è dovuto il rimborso delle spese sostenute. Per i viaggi in ferrovia o sui piroscafi, nel limite del costo del biglietto di prima classe e degli eventuali supplementi, ma escluso il vitto. Nonché – precisa il testo – di un posto letto in compartimento singolo. Spetta pure il rimborso, entro lo stesso limite, della spesa per i viaggi effettuati in aereo o con altri servizi di linea, nonché dell’alloggio, comprensivo della prima colazione, di vitto, nel limite di due pasti giornalieri, e delle spese sostenute per pedaggi autostradali, aerobus e, in mancanza di autovetture di servizio, per i percorsi compiuti con autotassametri».
Ricapitolando: treno e aereo di prima classe all’occorrenza, pranzi e cene, autostrada e taxi. E albergo, magari a cinque stelle visto che la legge non pone paletti al riguardo. Disposizioni assicurate pure per i consiglieri grazie all’articolo 5 della legge del 23 aprile 1981.
Mentre il Friuli Venezia Giulia dorme sonni tranquilli, il Veneto, come detto, stringe la cinghia autorizzando missioni non oltre i due giorni, hotel fino a quattro stelle, classe economica in aereo, prima classe solo in treno e rimborsi taxi solo a Roma, Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. 55 euro, infine, per i pasti. L’operazione dei veneti porterà un risparmio di 500 mila euro l’anno.
«I consiglieri non hanno mai abusato della libertà consentita dalla norma del ‘65 – ribadisce Franz – ma se serve una legge per stare più sicuri facciamola pure». Antonio Pedicini (Pdl) ha un’altra idea: «Se permane una norma così vecchia, vuol dire che non c’è mai stato il bisogno di cambiarla perché ci siamo comportati con regolarità. Io faccio parte dell’Ufficio di presidenza, che autorizza i viaggi, e tutto è regolare».
Le missioni sono a carico del Consiglio e rientrano nel capitolo delle paghe: “Trattamento indennitario spettante ai consiglieri e spese derivanti dall’attività di aggiornamento”, per un totale di 10 milioni e 100 mila euro l’anno, sta scritto nel bilancio di previsione per il 2012.
L’Idv torna alla carica: «Serve un limite, perché la legge autorizza un credito illimitato da spendere con i soldi dei contribuenti. Non è eticamente sostenibile », insiste Corazza». Alessandro Tesini (Pd), ex presidente dell’aula, invita Corazza a proporre una legge, ma comunque ricorda che «il consigliere non avrebbe nemmeno l’interesse a essere disonesto, poiché per ottenere il rimborso passano vari mesi».
I democratici non hanno comunque una posizione univoca. Giorgio Baiutti ritiene «utile disciplinare la materia in modo più chiaro, visto che questa è la strada che sta imboccando lo Stato, adeguando la normativa vigente con precise indicazioni di sobrietà». Franco Brussa non la pensa così: «Non sono questi i costi della politica. Dove sta lo scandalo a viaggiare in prima classe? Si rappresenta un’istituzione».
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