Due messe celebrano Pavelic in Croazia
La denuncia del Wiesenthal Center di Gerusalemme: «Un grave insulto alla memoria delle sue vittime»

di Stefano Giantin
BELGRADO
Lui morì a Madrid a settant’anni, da uomo libero, il 28 dicembre del 1959, dopo una fuga durata quattordici anni, con tappe in Italia, Argentina, Cile. Malgrado gli anni trascorsi e le prove degli orrori compiuti dal suo Stato fantoccio, le decine di migliaia di sterminati solo perché ebrei, serbi, rom od oppositori, il ricordo delle gesta del leader ustascia Ante Pavelic è ancora vivo. E per alcuni, in Croazia, rimane un eroe nazionale, un personaggio da ammirare e onorare, che merita riti partecipati a suffragio della sua anima nell’anniversario della morte. Come nel recente passato, ciò è accaduto di nuovo, il 28 dicembre scorso, durante due messe celebrate a Zagabria e a Spalato. La denuncia è arrivata dal direttore del Simon Wiesenthal Center di Gerusalemme, Efraim Zuroff, che ha definito le commemorazioni «un grave insulto alla memoria delle vittime di Pavelic». Zuroff, da anni impegnato nella caccia agli ultimi vecchi nazisti e a mantenere viva la memoria dell’Olocausto, ha chiesto alle autorità croate di vietare in futuro eventi del genere, «che ridicolizzano i valori cristiani» e non sono certo degni di un Paese «che è a un passo dall’ingresso nell’Ue». Le funzioni sono state celebrate nella basilica del Sacro Cuore a Zagabria e nella chiesa di San Giuseppe a Spalato «dai domenicani Vjekoslav Lasic e Stanislav Kos», ha svelato poi Zuroff su Facebook. «Che possano tutti marcire all’inferno», ha rincarato il cacciatore di nazisti, che domenica aveva sollecitato le autorità ecclesiastiche croate a espellere dai propri ranghi i sacerdoti nostalgici del regime ustascia «per aver servito messe che esulano completamente dai valori cristiani». Ma l’arcidiocesi di Zagabria ha chiuso le porte alla richiesta: «Chiunque può chiedere una messa per la redenzione di un’anima», ha spiegato il portavoce della curia, Zvonko Franc. Nessuna sorpresa. Lasic già nel 2008 era salito agli onori della cronaca per aver officiato il funerale di Dinko Sakic, uno dei comandanti del campo di sterminio croato di Jasenovac, condannato in Croazia nel ‘99 per crimini di guerra dopo aver vissuto per 40 anni in Argentina ed essere stato rintracciato proprio da Zuroff. Alla sua morte, fu inumato con la sua uniforme ustascia.
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