Romoli: «Giù le mani dalla sede di Gorizia»
Il sindaco: «Non è campanilismo. È un’operazione anti-economica». Gherghetta: «Nulla da eccepire». Hoffmann: «Progetto a lungo termine»

di Francesco Fain
No al trasferimento di Confindustria a Monfalcone. Ettore Romoli è chiaro e diretto. Ma la sua opposizione non è motivata da una «questione di campanile» e lo specifica subito, in premessa, onde evitare code polemiche o «interpretazioni errate» del suo pensiero. Semmai, i suoi dubbi sono legati sull’economicità di una simile operazione.
«È importante che l’associazione riacquisti la sua autorevolezza: ben venga, dunque, la candidatura Bono che avrà l’effetto di rafforzare la presenza di Fincantieri nell’Isontino anche in vista della realizzazione del superporto. Quello che assolutamente non si capisce - rimarca il sindaco di Gorizia - è il perché si voglia portare la sede da Gorizia a Monfalcone in vista di un’ipotetica fusione fra Gorizia e Trieste. Qui è ospitata in un prestigioso edificio di proprietà (in via degli Arcadi, ndr), a Monfalcone sarebbe in affitto. Mi sembra una soluzione assolutamente inaccettabile e anti-economica». Romoli va oltre. E formula un auspicio. «Mi auguro che gli industriali della provincia di Gorizia si ribellino a quest’ipotesi, mantenendo qui la sede dell’associazione di categoria. Mi risulta che più di qualcuno abbia già espresso la sua contrarietà all’operazione». Sono assolutamente comprensibili le ritrosie di Romoli a un trasloco della sede di Confindustria: ne va di mezzo il ruolo di Gorizia città capoluogo, anche se il primo cittadino non mette in campo questa motivazione a sostegno del suo “niet”.
Di tutt’altro parere il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta. Non avrebbe alcunché da ridire di fronte a un possibile trasloco della sede. «È una scelta di Confindustria e non posso che rispettarla - esordisce -. Tutto ciò che dà valenza e ruolo al nostro territorio non può che essere ben visto. Il centro dello sviluppo del Friuli Venezia Giulia è nel nostro territorio: qui ci sono il porto, il parco commerciale di Villesse, Grado e il suo sviluppo turistico, il polo intermodale di Ronchi e i grandi assi viari che si stanno realizzando. Tutte opere che dimostrano come l’Isontino stia sfruttando al meglio le possibilità derivanti dall’apertura del confine. No, non c’è alcun elemento ostativo da parte mia di fronte a un possibile trasferimento di Confindustria a Monfalcone».
Come evidenziato ieri, sono tre i saggi che stanno concludendo le consultazioni: consultazioni dalle quali dovrà scaturire il nome del candidato a succedere all’attuale presidente Gianfranco Di Bert. E fra i tre saggi, c’è Aureliano Hoffmann, storico capogruppo del settore edili, al quale abbiamo chiesto una dichiarazione relativamente a questo progetto. La sua reazione? Improntata alla massima cautela. «Non so da dove sia giunta questa notizia. Che dire? Se il trasferimento da Gorizia a Monfalcone dovesse avvenire, non credo che i tempi siano stretti. Tutt’altro. Ad oggi, si è parlato di collaborazione con Trieste con ottimizzazione dei servizi ma nulla di più. Mi piace evidenziare la gradualità dell’intervento: in altre parole, si tratta di un piano a lungo termine che deriva dalla necessità di economizzare, come peraltro richiesto dalla Confindustria nazionale». A sentire Hoffmann non si può nemmeno parlare di progetto in forma embrionale. «Non c’è nemmeno l’embrione», assicura. Ma i rumours sono sempre più forti.
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