«Simsig ha venduto gli anelli della Rupena prima dell’omicidio»
Secondo l’accusa e l’avvocato di parte civile, questo dimostra che il gruista non voleva suicidarsi

di Claudio Ernè
Assassino e anche ladro.
Giulio Simsig, il gruista della Fincantieri che ha ucciso l’11 settembre scorso l’ex convivente Tiziana Rupena, ha venduto tre anelli della donna un paio di giorni prima di accoltellarla mortalmente. Li ha prelevati il 9 o il 10 settembre da un cassetto dell’abitazione di via Patrizio dove era entrato sei anni prima, quando era iniziata la relazione con Tiziana Rupena. Se li è messi in tasca e li ha fatti stimare in uno dei tanti “banchi” che acquistano oro dai privati e lo pagano in contanti. Giulio Simsig ne ha ricavato poco più di duecento euro che si è messo in tasca.
L’episodio è emerso ieri a sorpresa, quasi in concomitanza con la fissazione della data in cui si riunirà il Tribunale dal riesame per discutere l’istanza del difensore del gruista. L’udienza è fissata per martedì e l’avvocato Pietro Volpe ritiene che a Giulio Simsig possano essere concessi per lo meno gli arresti domiciliari. Non c’è pericolo di fuga né di inquinamento delle prove. Dopo aver ucciso l’ex convivente, il gruista non è infatti scappato; anzi si è consegnato ai carabinieri e ha ammesso la propria responsabilità. «Volevo impiccarmi al terrazzo della villetta di Padriciano dove si era stabilita la mia ex convivente. Io l’amavo, non riuscivo a vivere senza di lei. Invece sono stato preda di un raptus e l’ho uccisa».
Secondo l’ordinanza del presidente aggiunto del Gip Guido Patriarchi, Giulio Simsig deve restare in carcere perché potrebbe reiterare il reato. In sintesi - secondo il magistrato - le due figlie della donna uccisa potrebbero essere a rischio, visti anche i difficili e conflittuali rapporti tra loro e il compagno della madre. Da tempo La tensione era alta, percepibile: secondo Simsig le due ragazze avrebbero avvelenato i rapporti della coppia.
Il “prelievo” dei tre anellini e la loro vendita ora si infrangono rumorosamente su tutta la vicenda. Per il difensore questo nuovo fatto dimostra solo che Giulio Simsig aveva assoluta necessità di denaro. Al contrario l’avvocato Luca Maria Ferrucci, legale dei familiari della donna uccisa, punta l’indice accusatore. «Se aveva, come dice, già deciso di uccidersi, perché allora si è messo alla ricerca di denaro e non ha esitato a impadronirsi di tre oggetti d’oro che non erano suoi ma della ex convivente? Il furto degli anelli, al contrario, prova che Simsig voleva scappare dopo aver commesso l’omicidio e cercava in ogni modo di procurarsi il denaro necessario alla gestione della fuga».
L’avvocato Luca Maria Ferrucci ha intanto agito nell’interesse della madre e delle figlie della vittima in sede civile. Ha chiesto al Tribunale di congelare quanto Giulio Simsig possiede: l’indennità di fine rapporto c di dipendente della Fincantieri, lo scooter con cui domenica 11 settembre era salito a Padriciano ed era entrato di soppiatto nella villetta di proprietà di Adriana Tortul, madre di Tiziana Rupena. Giulio Simsig aveva superato il cancello, era entrato a piedi nel giardino, aveva prelevato una scala a pioli ed era salito sul terrazzo del primo piano. Aveva infranto il cristallo di una porta-finestra, aveva allontanato Adriana Tortul e si era avventato col coltello sulla ex convivente. Quattro colpi al collo, uno al torace e un altro alla schiena. Tiziana Rupena era morta quasi subito, dissanguata.
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