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Celli: canale intoccabile il ponte è fuori discussione

Controproposta dell’architetto: trasformare lo specchio acqueo vicino al Carciotti in piccolo museo all’aperto, posizionandovi barche e vele tipiche dell’Adriatico

2 minuti di lettura

di Gabriella Ziani

Si dice perfettamente d’accordo con Paolo Portoghesi, che per spiegare come il canale di Ponterosso a Trieste sia «intoccabile» da ponti aggiuntivi lo ha paragonato alla Divina commedia. Chi aggiungerebbe un verso all’opera somma del sommo Dante? Luciano Celli, l’architetto del postmoderno e di un’arte raffinata che porta in sognante contatto il disegno delle forme classiche con il pensiero attuale, rafforza ancora quel concetto, e lo fa con una parola breve perché il suo ragionamento è andato già oltre.

«Sacro - dice -, quel pezzo di Trieste, come altri in città. Il canale ha una sua dimensione sacra che in quanto tale è fuori discussione rispetto a qualsiasi intervento. Speriamo che la giunta Cosolini non parta col piede sbagliato mettendoci la passerella, sarebbe un peccato. Però è necessario andare oltre questo coro di “ponte sì, ponte no, il mio più bello del tuo”. E a me è venuta un’idea, perché non ragioniamo piuttosto sul ruolo che il canale di Ponterosso ha e potrebbe avere?».

L’idea ha un padre originario, Mario Marzari, il grande specialista e collezionista di mare e di barche. «Il grande Marzari - ricorda infatti Celli - aveva lanciato la proposta già all’epoca del sindaco Illy: perché non fare del canale, come accade nei paesi del Nord, un piccolo museo all’aperto, parcheggiandovi una rappresentanza di tutte le barche e le vele tipiche dell’Adriatico?».

Se qualcuno osasse opporre che i musei sono già tanti, Celli ribatte con una visione complessiva, e non solo col fatto che gli scafi storici in canale sarebbero visitabili e vivibili oltre che guardabili: «Se è vero, come speriamo, che l’adiacente palazzo Carciotti potrà diventare Museo della città (e con la “manica lunga” della sua infilata di stanze nel corpo centrale sarebbe perfetto), avremmo già un polo museale tra aperto e chiuso, e al Carciotti potrebbero entrare anche i fondi del Lloyd triestino e della Fincantieri, documenti e modellini di navi. Poi ci sono le Rive, che secondo me andrebbero assolutamente rivalutate anche in senso turistico, invece che essere quell’autostrada che vediamo, con “arte topiaria” davanti alla ex Pescheria (siepi potate secondo forme, in specie, animali, ndr). E poi spostandoci via via troviamo la Sala ex Giubileo, palazzo Costanzi, appunto l’ex Pescheria, l’ex Magazzino vini che non sappiamo quale destinazione avrà, il polo umanistico dell’Università, sperabilmente un giorno il museo Alinari, e il Revoltella, e Villa Sartorio... E il Museo commerciale in via San Lazzaro. Insomma, un percorso a corona e a catena che potrebbe cominciare dalle barche, e che sarebbe di forte interesse turistico». Considerato che i barchini attualmente posteggiati non sono particolarmente attrattivi.

Ma se qui in discussione è una agevolazione pedonale ottenuta «via ponte», Celli punta a un’altra pedonalizzazione che considera molto più urgente. Senza ponte, ma con sottopasso. «Un sottopasso pedonale da piazza Unità al mare. Complesso, costoso, che nessun sindaco ha avuto il coraggio di realizzare, ma che sarebbe almeno da mettere in agenda».

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