GORIZIA. Il Comune di Gorizia deve incassare dallo Stato 18 mensilità arretrate per l’affitto della caserma Massarelli. In sospeso ci sono 180mila euro. Un po’ meglio va invece alla Provincia che, per il palazzo della questura, riceve da Roma pagamenti regolari, ancorché a cadenza semestrale, per saldare i 34.550 euro pattuiti con il Ministero dell’Interno.
In teoria, l’amministrazione Romoli se non riceverà il denaro, potrebbe chiedere lo sfratto della polizia per morosità, ma è probabile che prima di arrivare a questo punto, le parti troveranno un accordo.
Canoni di locazione pagati in ritardo, ambienti di lavoro non a norma, impianti termici colabrodo, collegamenti intranet al rallentatore. Sono solo alcune delle questioni che affliggono la questura di Gorizia. I sindacati di polizia da anni denunciano questo o quel problema. Presi singolarmente sembrano poca cosa, ma a metterli tutti insieme, uno dietro l’altro, fanno una certa impressione. Come nel resto d’Italia la situazione non è rosea. A descrivere il quadro generale è stata nei giorni scorsi “La Stampa” di Torino. In un servizio il quotidiano titolava: “La polizia sull’orlo della bancarotta”. Ma il quadro locale qual è?
«Nessun nostro stabile è a norma - osserva Angelo Obit, segretario provinciale del Sap, il Sindacato autonomo di polizia -. Quello della questura non ha nemmeno la certificazione di prevenzione degli incendi e non l’avrà presumibilmente neppure dopo i lavori di sistemazione dell’impianto elettrico». In poche parole, significa che il palazzo degli Stati provinciali non potrebbe avere l’agibilità. Da tempo il questore Pier Riccardo Piovesana è alla ricerca di una soluzione, ma non è un affare che si risolve dall’oggi al domani. «L’edificio di piazza Cavour non è adeguato. Per restaurarlo, la Provincia, che ne è proprietaria, dovrebbe spendere centinaia di migliaia di euro, così si riescono a trovare solo soluzioni tampone per i problemi più urgenti che via via si presentano», rimarca Obit. Manco a dirlo, il problema principale è quello dei soldi. È sempre una questione economica e di finanziamenti. Anche la proposta di spostare tutto all’ex scuola Pitteri non sembra facilmente realizzabile. «Il Comune dovrebbe cederla al Demanio, ma non può farlo gratuitamente e il Demanio, se deve prima pagarla, poi ristrutturarla, non è interessato all’acquisto», prosegue l’esponente del Sap aggiungendo: «L’impianto di condizionamento? Siamo lontani dall’averlo. Quello di riscaldamento è distrutto. I tubi perdono ovunque, tanto che ci è stato anche segnalato un consumo anomalo d’acqua».
In tanta desolazione ci sono delle piccole buone notizie. La benzina per i mezzi, per esempio. Ora c’è e c’è anche la carta per gli uffici. «Questo perché ci siamo comportati come formichine e perché abbiamo avuto dei contributi da Regione e Comune», sottolinea ancora Obit, lodando l’impegno e l’attenzione dei colleghi. Quanto ai computer, questi non mancano (come invece succede in alcune realtà italiane), ma dal Veneto in poi, la rete interna è lenta. Non è stata ancora potenziata. Anche qui, insoma, si è in attesa della “terza corsia”.
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