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Ferriera, guerra sulle centraline

Sforamento in via Pitacco, Mattassi dell’Arpa replica a Lucchini: si occupino dei loro strumenti

2 minuti di lettura

di Gabriella Ziani

«La Ferriera si occupi delle centraline sue, delle nostre rispondiamo noi, se sono funzionanti o meno». Tema del giorno, lo sforamento del 14 giugno di monossido di carbonio (Co) misurato dalla centralina Arpa di via Pitacco a Servola a livelli di 34,2 milligrammi per metro cubo quando il limite massimo consentito è di 10 e la media giornaliera sta tra meno di 2 e poco più di 4.

Lo sforamento (che la Lucchini ha subito smentito affermando appunto che la centralina Arpa era rotta e il numero era stato cancellato) non solo è rimasto di pubblica evidenza fino all’altroieri, ma si è ripetuto anche il giorno 17 (31,9 mg/metro cubo), salvo in questo caso sparire molto prima. In modo retrodatato, le due misurazioni sono state riscritte nei limiti della media. Ma che cosa succede, dunque?

Giorgio Mattassi, direttore tecnico-scientifico dell’Arpa regionale, prima di tutto avverte la Lucchini «a occuparsi delle centraline proprie», in secondo luogo ricorda che «la Ferriera è una sorvegliata speciale con un monitoraggio continuo anche a distanza», infine spiega come le misurazioni vengano validate o meno, e da ultimo in questo caso rassicura: «Un singolo picco che non si ripete nel tempo, e bisognerà dunque tener d’occhio la situazione, non può essere immediatamente ascritto alla Ferriera, lo dice innanzitutto la centralina mobile di San Lorenzo in Selva, che misura le emissioni dirette dalla fabbrica e fa così da controprova: se i dati di quella centralina, che misurano non i fumi, ma emissioni da malfunzionamento, corrispondono a quelli registrati nell’abitato, allora la correlazione è certa».

Quella è la centralina cui la Lucchini nega legittimità, perché rientra nel perimetro industriale dove i limiti di inquinamento sono più alti. Viceversa, per l’Arpa è strumento fondamentale, una «sentinella» che racconta da dove le eventuali sostanze provengono.

Quel misuratore in effetti non ha dato nei giorni scorsi segnalazione di Co, e allora resta il problema: se un dato eccezionale va scartato perché non logico, chi assicura che non vi sia stata invece (per due volte) una qualche non indagata causa che ha riempito la zona ci monossido di carbonio? Solo l’Arpa è titolare della veridicità dei numeri. Prosegue Mattassi: «I dati devono essere validati, cioé effettivamente corrispondere alla media oraria. Del resto controllando sulle 24 ore la situazione, in presenza di dati fuori norma noi contattiamo subito l’Osmer per le previsioni del tempo, l’unica situazione pericolosa è quando il vento da Est si scontra con correnti da Sud provocando stagnazione dell’aria. Finora c’è stato un solo evento in 2 mesi e di solito ci sbagliamo di sola mezz’ora. La Ferriera è obbligata a comunicarci ogni malfunzionamento, abbiamo segnalazioni quotidiane e spesso intensifichiamo le verifiche ispettive».

Il Co è comunque pericolosissimo: deriva da combustioni non complete, se respirato impedisce il trasporto di ossigeno nel sangue, e può essere mortale. L’assessore provinciale Vittorio Zollia: «Spesso ci siamo lamentati che l’Arpa fa solo tabelle, e non assume poi iniziative coerenti». Mattassi: «Un singolo sforamento di Co di per sè non vuol dire nulla».

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