In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

TRIESTE.  Per sei giorni, dal 13 al 18 giugno, le aule del Tribunale penale di Trieste e del giudice di pace rischiano di restare deserte e silenziose. L’organismo che rappresenta gli avvocati penalisti del foro di Trieste ha proclamato un’agitazione per protestare contro quanto sta accadendo negli uffici e nelle segreterie della Procura della Repubblica.

«È un comportamento che non può che essere stigmatizzato come lesivo dei diritti della difesa e comunque del tutto irrispettoso delle legittime aspettative dei cittadini indagati o imputati ma anche delle persone offese dai reati e degli stessi avvocati difensori». Queste parole chiarissime si leggono nel comunicato diffuso dal presidente della Camera penale Andrea Frassini e dal segretario Elisabetta Burla.

La presa di posizione, che non ha precedenti nella storia recente e remota del palazzo di Giustizia di Trieste, è stata inviata per conoscenza al ministro della Giustizia Angelino Alfano, al presidente della Corte d’appello Mario Trampus, al procuratore generale Angelo Curto e a tutti i vertici degli uffici giudiziari. Primo fra tutti il procuratore capo Michele Dalla Costa, chiamato direttamente in causa nel documento che annuncia l’astensione prolungata dalle udienze.

In sintesi gli avvocati hanno annunciato lo sciopero perché, a loro giudizio, l’attuale gestione del Registro delle notizie di reato, così come è stata impostata dal procuratore Michele Dalla Costa, costituisce «una inaccettabile lesione del diritto di difesa, in spregio a quanto previsto dalla norma». Sono parole molto pesanti ma secondo la Camera penale l’attuale organizzazione del lavoro all’interno della Procura sta producendo «ingiustificati dinieghi o inspiegabili ritardi alla comunicazione delle notizie di reato».

«Per me quanto sta accadendo è del tutto inspiegabile anche perché la porta del mio ufficio è sempre aperta ma nessuno della Camera penale si è fatto finora avanti per segnalarmi qualche caso specifico da risolvere. Un paio di giorni fa mi sono trovato di fronte a questo annuncio di astensione dalle udienze, mentre nello scorso febbraio gli stessi avvocati penalisti avevano proclamato lo stato di agitazione», afferma il procuratore capo Michele Dalla Costa: «Da tempo ho informato e spiegato i dettagli di questa vicenda al Consiglio superiore della Magistratura e al Procuratore generale di Trieste. La legge è chiara e io la applico e la faccio applicare inviando alle segreterie e agli uffici della Procura precise circolari e lettere. Voglio ribadire che nessun avvocato può avere notizie a voce su un suo cliente o su altre persone»

Diversa la versione della Camera penale di Trieste. Già un anno fa erano emersi gli aggravi burocratici che hanno indotto ora la Camera penale a proclamare sei giorni di astensione dalle udienze. A febbraio era stato annunciato lo stato di agitazione, «per il mancato rispetto dell’articolo 335 del Codice di procedura penale che regola gli accessi al registro delle notizie di reato». Ora è sciopero: sei giorni, come a Trieste non era mai accaduto.

I commenti dei lettori