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Una badante su due nel Fvg a rischio espulsione

Le irregolari sarebbero almeno seimila, «sospese» fino a settembre quando scatterà la sanatoria

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TRIESTE Per una badante messa in regola una lavora senza permesso di soggiorno, e per lo Stato è una clandestina. Si aggira intorno alle 6 mila persone la stima delle badanti che lavorano in Friuli Venezia Giulia e che in base alla nuova legge sulla sicurezza andrebbero espulse. Clandestine fino a settembre, quando partiranno i termini della sanatoria prevista dal governo per esentare le assistenti famigliari dalle conseguenze introdotte dal reato di clandestinità. Le stime risalgono a qualche anno fa, a quando la Regione, per predisporre la normativa regionale in materia di assistenti familiari, fece uno studio capillare nel territorio per intercettare i numeri del sommerso.

Stime che vengono ritenute ancora attuali perchè, se da un lato il numero delle regolarizzazioni è aumentato, dall’altra è cresciuto di molto il numero delle richieste di assunzioni presentate dai datori di lavoro – veri o presunti – durante l’emanazione dei decreti flusso.

Domande in aumento, tanto da aver indotto il governo, già nel 2008, a ripescare una fetta di domande del 2007 (1669 in Friuli Venezia Giulia di cui 1250 per questa categoria sulle circa 10 mila presentate) tra quanti avevano richiesto l’assunzione di colf e badanti. Con la nuova sanatoria – proprio ieri il Ministro Maurizio Sacconi ha annunciato che «con la firma congiunta dei ministri del Welfare e dell'Interno e la conseguente pubblicazione della relativa circolare, si completa la disciplina del processo di emersione e regolarizzazione selettiva dei rapporti di lavoro di colf e badanti» – anche in regione le tante irregolari potranno vivere alla luce del sole.

La procedura di emersione in Friuli Venezia Giulia è stata spinta e incrementata con il servizio istituito dalla Regione e dedicato all’assistenza alla persone: sportelli dedicati all’incontro tra domanda e offerta che aiutano – in ogni provincia – le famiglie a trovare la persona di cui hanno bisogno e la lavoratrice a vedere tutelati i suoi diritti. Dal 2005, data di attivazione dei primi sportelli, fino al 30 giugno di quest’anno il servizio ha portato alla stipula di 5755 contratti, di cui mille negli ultimi sei mesi, più di duemila nel corso del 2008.

«Dati sul sommerso ad oggi non ne abbiamo – spiega Anna Cragnolini, coordinatrice del servizio -, il quadro sarà più chiaro a settembre quando gli sportelli daranno assistenza alle famiglie che vogliono beneficiare della sanatoria». Le assistenti famigliari che operano nella nostra regione sono soprattutto donne dell’est, anche se con la crisi economica anche le italiane si avvicinano alla professione. In poche però accettano di dedicarsi a questo lavoro perchè la maggioranza delle famiglie che ha bisogno di un’assistente famigliare cerca un vero e proprio angelo custode: una presenza full time che va dalle 40 alle 54 ore settimanali. Lo stipendio, in regola, va dagli 860 euro mensili ai 1100 circa per le assistenti qualificate.

Una famiglia – versando i contributi che vanno da un minimo di 120 euro per i contratti a orario più contenuto fino ai 200 per quelli full time – spende tra i 1000 e i 1300 euro il mese, circa la metà di quello che arriva a costare una retta in casa di riposo, ma comunque una cifra importante. La Regione nel 2007 ha adottato un regolamento alla legge del 2006 che cerca di ampliare il più possibile l’intervallo delle famiglie che possano richiedere un contributo per mettere in regola la propria badante. La contropartita economica, però, è ancora poco allettante: non supera i 200 euro, ovvero la copertura dei contributi. La giunta regionale sta lavorando al nuovo regolamento che dovrebbe elevare questa quota, ma il Pd incalza sui tempi.

«I fondi previsti nel fondo per l’autonomia possibile per il 2009 sono insufficienti – analizza Annamaria Menosso -. Bisogna chiudere la procedura del regolamento entro ottobre per poter stimare il fabbisogno e prevedere le risorse nella prossima finanziaria. Il PD auspica che il regolamento in questione venga approvato in fretta e soprattutto che alle promesse di stanziamento di fondi facciano seguito i fatti perché le famiglie con a carico persone in stato di non autosufficienza hanno bisogno di risposte rapide ed efficaci».
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